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ABUSI NELLA CASA DI CURA DEGLI ORRORI, AI PRIMI INTERROGATORI C’È CHI FA SCENA MUTA E CHI SI DIFENDE

Cronaca

ABUSI NELLA CASA DI CURA DEGLI ORRORI, AI PRIMI INTERROGATORI C’È CHI FA SCENA MUTA E CHI SI DIFENDE

Ha fatto scena muta, si è avvalso della facoltà di non rispondere Vincenzo Biundo, il 53enne di Gela arrestato dai carabinieri nell'ambito dell'operazione culminata...

Donata Calabrese

31 Luglio 2021 14:13

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Ha fatto scena muta, si è avvalso della facoltà di non rispondere Vincenzo Biundo, il 53enne di Gela arrestato dai carabinieri nell'ambito dell'operazione culminata con l'esecuzione di cinque misure cautelari per gli abusi scoperti in una casa di cura per malati psichici di Serradifalco. L'uomo è comparso ieri davanti al Gip Gigi Omar Modica. Biundo al momento si trova in carcere ed è anche l'unico accusato di violenze sessuali ripetute su un'anziana ottantenne ospite della struttura.Gli altri indagati invece hanno respinto le accuse e si sono difesi. Tra loro Giuseppe Milazzo, 24 anni di Serradifalco raggiunto dal provvedimento di divieto di esercitare la stessa attività di operatore in case alloggio per un anno, così come Santa Martino, 75 anni, anche lei di Serradifalco e raggiunta dalla stessa misura cautelare. Milazzo ha affermato di non aver mai maltrattato nessuno e che anzi si sarebbe preoccupato dello stato di salute degli anziani. Il giovane, come emerge dalle intercettazioni, si era anche lamentato della scarsa qualità del cibo.A respingere le accuse anche un'altra operatrice, Rosa Milazzo, 51 anni di Serradifalco che al gip ha dichiarato: "Mi limitavo ad eseguire le disposizioni di Scordio e non ho mai assistito a maltrattamenti. Nella struttura i medici venivano e facevano anche le prescrizioni di farmaci". Il riferimento dell'indagata è a Rocco Giovanni Scordio, l'altro gelese per il quale sono stati disposti i domiciliari. Anche lui è stato interrogato e ha respinto le accuse. Scordio è stato raggiunto dalla misura cautelare in quanto amministratore di fatto. Gli indagati sono accusati a vario titolo di violenza sessuale aggravata, maltrattamenti, abbandono di incapaci ed esercizio abusivo della professione di infermiere.Sono difesi dagli avvocati Giuseppe Dacquì, Carmelo Tuccio, Tiziana Ragusa, Renata Accardi e Giovanni Bruscia. L'inchiesta è stata condotta dal Nas di Ragusa e dai carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta coordinati dalla procura nissena attraverso i tradizionali metodi investigati e con delle telecamere posizionate in alcuni punti della casa trasformata in un vero e proprio lager. Le indagini, realizzate con l'ausilio di telecamere nascoste, hanno accertato che gli ospiti, anziani e disabili, venivano vessati, picchiati, insultati e in un caso abusati sessualmente. Venivano sfamati a pane e acqua o soltanto con riso e picchiati anche senza motivo. Volavano schiaffi, pedate, pugni e colpi di sedie mentre mangiavano o solo perché osavano chiedere qualcosa. Oltre alle percosse e agli insulti i carabinieri hanno contestato anche le condizioni igienico sanitarie in cui si trovavano le nove persone ospiti del centro, in una struttura fatiscente, tra muffa e umidità.di Donata Calabresehttps://youtu.be/COoug-N0S2g

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