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AL COMPATRONO SANTISSIMO CROCIFISSO LE PREGHIERE PER SALVARE LA CITTA’ ANCORA UNA VOLTA

Cultura

AL COMPATRONO SANTISSIMO CROCIFISSO LE PREGHIERE PER SALVARE LA CITTA’ ANCORA UNA VOLTA

Erano le 15:00 dell'11 gennaio del 1963 quando centinaia di fedeli che stavano seguendo una celebrazione si riversarono all'esterno della chiesa del Carmine invocando il nome di Maria sant...

11 Gennaio 2021 15:37

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Erano le 15:00 dell'11 gennaio del 1963 quando centinaia di fedeli che stavano seguendo una celebrazione si riversarono all'esterno della chiesa del Carmine invocando il nome di Maria santissima d'alemanna e del ss. Crocifisso a seguito di una forte scossa di terremoto che causò crolli in tutta la città e che non provocando nessuna vittima. Fu l'ennesimo episodio che a marzo dello stesso anno indusse le autorità cittadine a proclamare il santissimo crocifisso compatrono della città. Fu promesso con un apposito e solenne documento stilato da un notaio di festeggiare l'11 gennaio di ogni anno quale memoriale della grazia ricevuta. Da allora, ogni 11 gennaio, in adempimento della promessa è festa alla chiesa del Carmine. Negli anni le tradizioni sono cambiate. Non c'è più l'offerta di contributi delle autorità comunali, come succedeva con i magistrati civici, ne il più anziano tra gli amministratori porta in dono alla  chiesa una torcia adornata di fiori pari alla sua altezza. Forse nessuno più compie "trapassu" e cioè  il digiuno per l'intera giornata, ma  l'immutata fede dei gelesi nei confronti del ss crocifisso non è mancata neanche quest'anno con numerose e sfavillanti torce poste  sull'altare, canti di ringraziamento, invocazioni e speranze  insieme alle preghiere corali dei fedeli che si sono levate dalla voce dei gelesi  durante la celebrazione presieduta dal vicario Fognario Don Lino di Dio. Il simulacro del ss. crocifisso fu portato in città da alcuni Mariani di ritorno dalla Grecia, dopo averlo ricevuto da una donna Cristina che lo teneva nascosto in casa perchè  sposata con un ebreo. Il capitano patron Antonio era lo collocò nella sua casa e dopo la sua morte lo ereditò una sua parente, detta zia domeniche nel 1544. In quegli anni in molti si fermavano da zia domeniche a chiedere dell'acqua che la stessa conservava in una giara. Finita l'acqua un giorno un soldato che la giara vuota era tornata a riempirsi e cosi fu per i giorni avvenire. Da quel momento il ss. crocifisso assunse un valore ancora più importante per la città che venne definitivamente confermato nel 1602 quando salvò il raccolto degli agricoltori gelesi dalla siccità, e trasudò sangue mentre era steso su lettino cosparso da cotone. Infine nel 1670  per volere del duca Pignatelli la statua stava per essere portata a Castelvetrano quando una tempesta in mare investì la truppa partita da Gela. I marinai calarono la croce tra le onde e il mare si calmò. A lui qualcuno attribuisce i limitati effetti del terremoto dello scorso dicembre e a lui si affidano ancora una volta le preghiere affinché salvi la città dalla pandemia.

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