Al teatro Eschilo un viaggio nella Gela degli anni 60, pregi e difetti dello sviluppo industriale
Spettacolo
Al teatro Eschilo un viaggio nella Gela degli anni 60, pregi e difetti dello sviluppo industriale
Un viaggio nel tempo che racconta uno spaccato di storia locale glorioso
Immaginate di sedere in una comoda poltrona rossa, chiudere gli occhi, riaprirli e ritrovarvi nella Gela degli anni 60. È l'esperienza che hanno vissuto centinaia di spettatori grazie allo spettacolo "Mia cara Gela, ti ricordo", tratto dal testo "Profumo di Ginestre" di Franco Città, adattato dal regista e attore Stefano Rizzo e andato in scena venerdì al Teatro Eschilo. Tre atti per raccontare un glorioso spaccato di vita locale. Sono gli anni del boom economico, sociale e culturale che generano, allo stesso tempo, controversie: si sviluppa il petrolchimico ma anche uno spropositato abusivismo edilizio, si ampliano le diversità sociali tra la popolazione contadina e quella industriale, per lo più composta dall'élite privilegiata del nord. A Gela arrivano professionisti e c'e' pure chi decide di stabilirsi nella città mondana. È la cultura l'ancora di salvezza che anche nella rappresentazione teatrale porta lo spettatore indietro nel tempo attraverso una serie di ricordi. La scena ambientata nell'antico e glorioso stabilimento La Conchiglia ha aperto lo spettacolo. Sul palco la band, le musiche del tempo, la spensieratezza della gente che balla in coppia. Elementi intervallati dalle riflessioni dei protagonisti sui fattori sociali e sanitari legati al petrolchimico e all'eterno dissidio: da un lato la fiducia nel progresso dall'altro i timori legati all'industrializzazione. Sullo sfondo altri scenari e frammenti di atmosfere suggestive della Gela di un tempo.
11 Luglio 2023 09:29
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Immaginate di sedere in una comoda poltrona rossa, chiudere gli occhi, riaprirli e ritrovarvi nella Gela degli anni 60. È l'esperienza che hanno vissuto centinaia di spettatori grazie allo spettacolo "Mia cara Gela, ti ricordo", tratto dal testo "Profumo di Ginestre" di Franco Città, adattato dal regista e attore Stefano Rizzo e andato in scena venerdì al Teatro Eschilo. Tre atti per raccontare un glorioso spaccato di vita locale. Sono gli anni del boom economico, sociale e culturale che generano, allo stesso tempo, controversie: si sviluppa il petrolchimico ma anche uno spropositato abusivismo edilizio, si ampliano le diversità sociali tra la popolazione contadina e quella industriale, per lo più composta dall'élite privilegiata del nord.
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A Gela arrivano professionisti e c'e' pure chi decide di stabilirsi nella città mondana. È la cultura l'ancora di salvezza che anche nella rappresentazione teatrale porta lo spettatore indietro nel tempo attraverso una serie di ricordi. La scena ambientata nell'antico e glorioso stabilimento La Conchiglia ha aperto lo spettacolo. Sul palco la band, le musiche del tempo, la spensieratezza della gente che balla in coppia. Elementi intervallati dalle riflessioni dei protagonisti sui fattori sociali e sanitari legati al petrolchimico e all'eterno dissidio: da un lato la fiducia nel progresso dall'altro i timori legati all'industrializzazione. Sullo sfondo altri scenari e frammenti di atmosfere suggestive della Gela di un tempo.