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Il Pd a Gela è allo sbando, non fa altro che litigare: Siragusa sbatte la porta e sputa veleno

Politica

Il Pd a Gela è allo sbando, non fa altro che litigare: Siragusa sbatte la porta e sputa veleno

Siragusa lascia la segreteria e punta il dito contro Di Cristina e Donegani

06 Luglio 2023 21:27

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Il  Pd è a terra, un partito al collasso, allo sbando, dove non si fa altro che litigare. Adesso l'ennesimo terremoto, tutto interno. A provocare l'ennesimo patatrac, sono le dimissioni dalla segreteria di Guido Siragusa. E il partito semmbra un partito senza una meta, tra accuse, veleno e inganni. "Quando ho accettato di ricoprire il ruolo di segretario comunale - scrive Siragusa -  pur conoscendone le difficoltà, avevo ben chiaro che l'obiettivo da perseguire, fosse quello di rendere questo partito aperto, appetibile oserei dire, scalabile per usare una frase tanto cara alla nostra segreteria nazionale, che si fregia di ribadire che chi lo vuole può puntare ad essere parte attiva del nostro partito, senza necessariamente vantare importanti parentele o far parte di quella schiera di personaggi, che vivono il loro impegno in politica come un contratto a tempo indeterminato a prescindere dai risultati raggiunti nella loro lunga attività politica, e soprattutto, dal grado di empatia con l' elettorato".

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 "Ho ereditato la guida di un partito che nelle precedenti elezioni comunali aveva raggiunto e superato dei pochi decimali la soglia del cinque per cento, portando la sua rappresentanza da sei a due consiglieri comunali, praticamente un disastro. Non sono andate bene neanche le elezioni regionali e nazionali che hanno visto Il Pd gelese, non svolgere alcun ruolo nella scelta dei candidati, e questo nella perversa logica che a decidere per Gela dovesse essere una ristrettissima cerchia di persone direi appena due.

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Pur non volendo far processi a chicchessia, mi sembra doveroso porre la verità come elemento centrale delle mie considerazioni. Ed invero, con la sconfitta alle regionali, sono emerse tutte le debolezze, trasformate in arroganza e tracotanza dell'ex segretario provinciale Peppe Di Cristina. Tralascio i puerili tentativi di volere scaricare al Pd gelese i motivi della sua sconfitta , anche se qualche brevebreve considerazione va fatta, a Gela il 30 per cento dei voti espressi alla lista non sono andati al cosiddetto candidato locale, e i voti di lista sono sovrapponibili alle precedenti elezioni regionali, inoltre fatto non trascurabile a Gela prima città della provincia, il Pd non esprimeva alcuna candidatura per le nazionali e quindi non vi e stato alcun effetto traino nazionali-regionali", si legge nella missiva inviata da Siragusa. "L'addio alla guida del partito è condensato inoltre nell'ammissione di un'incapacità a livello locale di andare oltre il peso di "cacicchi e capi bastone".

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Chiaramente, Siragusa riporta quello che era stato il monito del segretario Elly Schlein al momento della sua elezione. Siragusa e i dirigenti a lui più vicini hanno sostenuto la volontà di "riformare" il Pd. "Abbiamo vissuto un momento di esaltazione, quando abbiamo creduto al messaggio dell'attuale segretaria nazionale, "estirpiamo i cacicchi e i capibastone". Purtroppo le cose sono andate diversamente, ed infatti, pur avendo vinto le primarie, a tal proposito mi fa piacere rendere pubbliche le parole proferite da un parlamentare nazionale la notte dello spoglio "è più eclatante la vittoria della Schlein a Gela che in Italia".

Vittoria ottenuta con l'indispensabile supporto del Comitato Elly costituito dai compagni Licia Abela, Maria Ferrara, Tiziana Iozza, Peppe Favitta e Giovanni Ferro. Come tutti sanno i cacicchi e i capibastone pur avendo perso, si sono ritrovati entrambi ed a vario titolo negli organi nazionali, Di Cristina eletto alla direzione nazionale con settanta voti congressuali in tutta la provincia e Donegani che fingendo di votare la Schlein, votava Bonaccini con un'operazione degna del migliore Totò riusciva ad indicare la compagna Caizza nelle liste della Schlein, e chi aveva sostenuto lealmente e coraggiosamente la Schlein fuori. Questo passaggio, sottovalutato da molti, ha vanificato il lavoro del Comitato Elly, che tanto si era prodigato per riportare nei gazebo importanti esponenti della Cgil, di Arci, del mondo del volontariato laico e cattolico.

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