Assolti 5 dirigenti Eni dal deposito a mare di rifiuti pericolosi
Cronaca
Assolti 5 dirigenti Eni dal deposito a mare di rifiuti pericolosi
Non ci fu deposito Incontrollato di rifiuti solidi e pericolosi nei fondali vicini al pontile principale del porto Isola gestito da Eni. A sancirlo è stato Il Tribunale che, Ieri pome...
Non ci fu deposito Incontrollato di rifiuti solidi e pericolosi nei fondali vicini al pontile principale del porto Isola gestito da Eni. A sancirlo è stato Il Tribunale che, Ieri pomeriggio, ha pronunziata una sentenza di assoluzione – perché Il fatto non sussiste – nei confronti di cinque dirigenti della raffineria ai quali, oltre al deposito Incontrollato di rifiuti solidi, si contestava Il reato di Inquinamento ambientale. Accuse venute meno nel corso di un'articolata Istruttoria dibattimentale durante la quale sono stati sentiti diversi testimoni e prodotte prove da parte del pool di difesa attestanti l'estraneità ai fatti contestati agli Imputati. Sono l'amministratore delegato all'epoca dei fatti, l'ingegnere Bernardo casa e gli Ingegneri Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Arturo Anania e Calogero Sciascia. Con lo stesso dispositivo di sentenza, Il Tribunale ha assolto anche la società del "Cane a sei zampe" finita a processo quale responsabile amministrativo. La vicenda giudiziaria traeva origine da un'indagine condotta dalla Polizia giudiziaria della guardia costiera e dal nucleo operatori subacquei della capitaneria di porto con l'ausilio di videoregistrazioni che, nel 2016,portarono alla scoperta di un deposito Incontrollato di rifiuti solidi semi sommersi, anche di natura pericolosa, nei fondali adiacenti al pontile principale del porto Isola. Furono trovati tubi per ponteggi, pezzi di Impalcature, tratti di vecchie tubazioni dismesse, fusti metallici con materiale e rifiuti di ogni tipo. La responsabilità ricadde sui cinque Imputati I cui difensori, nel chiedere al Tribunale di emettere un verdetto liberatorio, hanno sostenuto che le contestazioni non potevano essere collegate all'attività degli Imputati e che, peraltro, c'era stato un ravvedimento operoso della raffineria che In quel tratto di mare aveva avviato un'attività di bonifica. Gli elementi emersi durante l'istruttoria hanno escluso la responsabilità dei cinque e della stessa società per I quali è stato emesso verdetto di assoluzione. Per la locale Procura le accuse erano fondate e per tutti chiedeva la condanna: conclusioni alle quali si erano associati I difensori di parte civile per Il comune e Il Ministero dell'Ambiente, ma non accolte dal Tribunale.di Redazione
03 Marzo 2023 15:00
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Non ci fu deposito Incontrollato di rifiuti solidi e pericolosi nei fondali vicini al pontile principale del porto Isola gestito da Eni. A sancirlo è stato Il Tribunale che, Ieri pomeriggio, ha pronunziata una sentenza di assoluzione - perché Il fatto non sussiste - nei confronti di cinque dirigenti della raffineria ai quali, oltre al deposito Incontrollato di rifiuti solidi, si contestava Il reato di Inquinamento ambientale. Accuse venute meno nel corso di un'articolata Istruttoria dibattimentale durante la quale sono stati sentiti diversi testimoni e prodotte prove da parte del pool di difesa attestanti l'estraneità ai fatti contestati agli Imputati. Sono l'amministratore delegato all'epoca dei fatti, l'ingegnere Bernardo casa e gli Ingegneri Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Arturo Anania e Calogero Sciascia. Con lo stesso dispositivo di sentenza, Il Tribunale ha assolto anche la società del "Cane a sei zampe" finita a processo quale responsabile amministrativo. La vicenda giudiziaria traeva origine da un'indagine condotta dalla Polizia giudiziaria della guardia costiera e dal nucleo operatori subacquei della capitaneria di porto con l'ausilio di videoregistrazioni che, nel 2016,portarono alla scoperta di un deposito Incontrollato di rifiuti solidi semi sommersi, anche di natura pericolosa, nei fondali adiacenti al pontile principale del porto Isola. Furono trovati tubi per ponteggi, pezzi di Impalcature, tratti di vecchie tubazioni dismesse, fusti metallici con materiale e rifiuti di ogni tipo. La responsabilità ricadde sui cinque Imputati I cui difensori, nel chiedere al Tribunale di emettere un verdetto liberatorio, hanno sostenuto che le contestazioni non potevano essere collegate all'attività degli Imputati e che, peraltro, c'era stato un ravvedimento operoso della raffineria che In quel tratto di mare aveva avviato un'attività di bonifica. Gli elementi emersi durante l'istruttoria hanno escluso la responsabilità dei cinque e della stessa società per I quali è stato emesso verdetto di assoluzione. Per la locale Procura le accuse erano fondate e per tutti chiedeva la condanna: conclusioni alle quali si erano associati I difensori di parte civile per Il comune e Il Ministero dell'Ambiente, ma non accolte dal Tribunale.di Redazione