Attualità
Ecco perché lo sbadiglio è contagioso: è un’imitazione automatica
E' il cervello a regolare questo comportamento
Un team interazionale di ricerca guidato da studiosi dell'Università di Bologna ha indagato i meccanismi neurali alla base del comportamento imitativo: un fenomeno che facilita l'interazione e la coesione sociale e permette alle persone di sintonizzarsi inconsciamente con gli altri. Lo studio - pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) - ha messo in luce nuove evidenze su come il cervello regola questo comportamento, aprendo così nuove prospettive per applicazioni cliniche e terapeutiche ed è stato realizzato presso il Centro studi e ricerche in Neuroscienze cognitive, del Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari" dell'Università di Bologna (Campus di Cesena). Oltre ad Alessio Avenanti e Sonia Turrini, hanno contributo Francesca Fiori, Naomi Bevacqua, Chiara Saracini, Boris Lucero e Matteo Candidi.
La ricerca è stata finanziata, tra gli altri, dal partenariato esteso in Neuroscienze e neurofarmacologia del PNRR (progetto MNESYS), dalla Fondazione Bial e dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla. "I risultati che abbiamo ottenuto aprono nuove strade per comprendere come la plasticità cerebrale può essere manipolata per aumentare o ridurre comportamenti imitativi e rendere le persone meno sensibili alle interferenze durante l'esecuzione di compiti", spiega Alessio Avenanti, professore al Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari" dell'Università di Bologna, che ha coordinato lo studio."Da qui potrebbero quindi nascere applicazioni terapeutiche per migliorare la prestazione cognitiva in pazienti con alterazioni neurologiche e disturbi nella sfera della socialità". Il comportamento imitativo è alla base di molte interazioni sociali complesse e può influenzare le relazioni interpersonali, così come le dinamiche di gruppo. Inoltre, l'imitazione automatica può avere implicazioni negative e va spesso controllata: ad esempio, per riuscire a parare un rigore, un portiere deve inibire l'imitazione dei movimenti dell'attaccante.
"L'imitazione automatica è un comportamento pervasivo nella vita quotidiana: pensiamo a quando vediamo qualcuno sbadigliare e immediatamente sentiamo l'impulso di fare lo stesso, o quando notiamo il nostro linguaggio o le nostre espressioni facciali adattarsi a quelli di un amico con cui stiamo parlando", conferma Sonia Turrini, assegnista di ricerca al Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari" dell'Università di Bologna, prima autrice dello studio. "Comprendere i meccanismi alla base di questo fenomeno può quindi fornire nuove prospettive sul comportamento sociale, che è il contesto entro cui la maggior parte della quotidianità di ognuno di noi si sviluppa".