Cronaca
Gela, pressioni per non fargli aprire un’attività commerciale: tre le condanne
Si tratta di una rivendita di ortofrutta che avrebbe creato problemi concorrenziali
Pressioni per non fargli aprire un'attività commerciale. Perché quella rivendita di ortofrutta avrebbe creato problemi concorrenziali. Questa, almeno, è stata la tesi accusatoria alla base delle accuse mosse nei confronti del presunto mandante e braccia operative della vicenda finita al centro del fascicolo processuale. In questo contesto sono così maturate tre condanne, seppur passando per riti differenziati, a cominciare da colui che sarebbe stato il mandante, ossia il commerciante gelese Emanuele Cassarà. A lui, che avrebbe dato incarico a due emissari
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è stata inflitta la pena a quattro anni e otto mesi per tentata estorsione aggravata dai metodi mafiosi.Mentre è stata di tre anni la condanna comminata a Massimo Terlati e Marco Ferrigno, i due che, secondo l'accusa, avrebbero materialmente agito, presentandosi all'altro e minacciandolo perché non avviasse l'attività commerciale, sempre nel settore della vendita di ortofrutta. E lui, il presunto bersaglio di quelle minacce, Saverio Scilio, ha poi scelto di costituirsi parte civile nel procedimento. Ed a lui, tra le righe del pronunciamento dei giudici, è stato riconosciuto il diritto a un risarcimento dei danni, non quantificato con il dispositivo ma da stabilire in un secondo momento attraverso un procedimento civile. (Vincenzo Falci)