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Il consiglio comunale di Gela "boccia" la povertà. Civici: "Vogliono aumentare le tasse"

Politica

Il consiglio comunale di Gela "boccia" la povertà. Civici: "Vogliono aumentare le tasse"

Bocciato l'emendamento presentato da Faraci e Sincero

Redazione

19 Gennaio 2024 16:13

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"Questo non è un comunicato , è un manifesto di dissenso e ribellione  contro gli atti unilaterali che prevedono l'aumento delle tasse senza concertazione alcuna. Non si può ritenere la povertà una colpa da far pagare proprio ai più deboli economicamente. È inammissibile ritenere una categoria della quale occuparsi solo quando si tratta di partorire slogan politichesi, non invece una categoria da favorire quando il tema sono le tasse. Ieri era il momento di favorire le fasce economicamente debol, l'emendamento dei nostri consiglieri Sincero e Faraci, aveva come unico fine quello di garantire il principio della progressività delle aliquote in ragione delle fasce di reddito, oltre a far decorrere il tutto nell'anno 2024 e non dal 2023".

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E' quanto affermano in una nota i movimenti civici "Una Buona Idea" e "Civico Lab". "Un emendamento che in realtà era ed è un dovere morale trasformatosi, da parte nostra , in richiesta specifica. La risposta è stata no! È la cosa più assurda non c'è nemmeno una controproposta. Non riteniamo sia stato bocciato l'emendamento di una Buona Idea in quanto tale, riteniamo - ed è grave - che sia stata bocciata la povertà. Il sonoro "no", arrivato dai banchi del consiglio comunale, miracolosamente unite, non è stato rivolto a noi ma a quella signora che a stento già riusciva a pagare le imposte comunali con le precedenti aliquote e che oggi, di certo non riuscirà a pagare quella aggravata dall'aumento o a quell'altro signore anziano che a stento riesce a riempire la credenza del cibo o alla coppia di giovani che non lavorano ancora e si sostentano con qualche lavoretto saltuario. 

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La politica locale, ieri, ha detto no a loro e si è girata dall'altra parte sostanzialmente legittimando una disuguaglianza sociale e ritenendo cosa buona e giusta che chi non ha reddito o ha un reddito basso paghi tanto quanto chi ha  un reddito alto. Sarebbe stato doveroso invece schierarsi a favore del principio della progressività , la politica in quel caso avrebbe fatto una scelta di campo, quella giusta. All'atto dell'insediamento dei commissari poi, dal punto di vista tecnico ma non politico, gli stessi commissari avrebbero ritenuto come operare, avendo in mano dati certi sui potenziali incassi derivati dagli aumenti. È questa la differenza tra tecnici e politici ,la politica è chiamata a fare gli interessi dei cittadini soprattutto quelli più deboli .Ieri sera, invece, ha messo il vestito buono del professionista che taglia le teste di tutti. Chi è deputato a dare risposte inoltre, nonostante le nostre richieste di ieri e di questi ultimi giorni, non ci ha mai informato di quanto aumenterebbe il gettito di entrata se per tutti, indistintamente, si aumentassero le aliquote. Qual è quindi il vantaggio finanziario per l'Ente, di trattare allo stesso modo chi può e chi non può? A questa domanda, dal punto di vista tecnico nessuno ha dato risposta. L'indifferenza di ieri da parte di tutti  non ci fermerà e questa sera proporremo un altro emendamento, se vorranno bocciarlo ancora , sarà una loro scelta com'è nostra la scelta di ritenere inammissibile quanto accaduto ieri e di ritenere disdicevole che il tema delle fasce deboli sia solo un tema acchiappa consenso. Ci auguriamo che questa sera lo scenario cambi e la politica torni sui propri passi, soprattutto quei rappresentanti politici che per ragioni professionali , in qualità di medici  esperti del terzo settore, insegnanti, professionisti, giornalmente toccano con mano la difficoltà della gente. 

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