Cronaca
Il giro di droga e pizzo di una famiglia gelese: tutti condannati si rivolgono alla Cassazione
L'ultima parola spetta alla Cassazione
Parola alla Cassazione. Per segnare quello che potrebbe essere l'ultimo atto, dal punto di vista processuale, di un'indagine incentrata sui sospetti affari illeciti di un gruppo ritenuto vicino alla famiglia Emmanuello di Gela. Anche se l'aggravante mafiosa, già nel primo processo, non ha retto. Al cospetto della Suprema corte andranno Nicola Liardo, già condannato a sei anni e nove mesi, e i suoi familiari che, secondo la tesi accusatoria, sarebbero stati suoi "messaggeri" nel periodo in cui si trovava in carcere. La nuova parentesi processuale interesserà, inoltre, la moglie, Monia Greco, che ha rimediato quattro anni, il figlio, Giuseppe Liardo, con sei anni e mezzo, la figlia, Dorotea Liardo, con otto mesi e, chiude il quadro, Salvatore Raniolo con la pena a tre anni e tre mesi.
Queste le condanne che sono state inflitte loro sia in primo grado, che nel secondo passaggio in aula dinanzi la corte d'Appello di Caltanissetta. Ed è il quadro che, adesso, approderà dinanzi gli «ermellini» su appello presentato dal collegio di difesa degli imputati. A loro - secondo il teorema degli inquirenti - è ricondotta movimentazione di droga e un giro di estorsioni. (Vincenzo Falci, Gds.it)