L’ospedale di Gela tra i più vecchi d’Italia, serve un ammodernamento degli impianti
Salute
L’ospedale di Gela tra i più vecchi d’Italia, serve un ammodernamento degli impianti
La "Fiaso" lancia l'allarme dopo l'incendio di Tivoli
L'incendio dell'Ospedale di Tivoli come monito di un sistema da rivedere, come se ce ne fosse il bisogno. Le cause sono al vaglio degli inquirenti. Tra le probabili cause un rogo partito da cumuli di rifiuti, un cortocircuito o il malfunzionamento del sistema antincendio. Tutto da accertare mentre l'ospedale resterà chiuso per diverso tempo. Il bilancio è pesante e conta tre morti e centinaia di evacuati. Intanto la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie Ospedaliere, di cui il commissario dell'Asp di Caltanissetta Alessandro Caltagirone è vicepresidente, lancia l'allarme. Un ospedale su tre in Italia non si è ancora adeguato alle più recenti norme antincendio introdotte nel 2015 e prorogate più volte. Si tratta, secondo quanto dichiarato dal presidente Giovanni Migliore all'Ansa, della "punta di un iceberg di cui non sono note le dimensioni". Le singole aziende conoscono la propria situazione, ma un quadro complessivo dettagliato relativo agli oltre mille ospedali italiani non è disponibile. Solo il Piemonte ha disponibili i dati sull'adeguamento antincendio degli ospedali. Nelle ultime ore è tornata alla ribalta la lista nera degli otto peggiori ospedali italiani, tra cui figura anche il Vittorio Emanuele di Gela. Il report, però, fa riferimento ai dati dell'Agenas pubblicati mesi fa in cui figura anche l‘ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli. Un documento che fotografa le performance degli ospedali e una serie di indicatori negativi. Sono ospedali che più volte hanno fatto registrare standard di qualità molto bassi. Nonostante figurino tante eccellenze bisogna fare i conti con carenze di personale ma anche strutturali. Dati completi sull'adeguamento dell'impiantistica non ce ne sono ma sul Vittorio Emanuele non è difficile incrociare le informazioni e trarre delle ipotesi più che fondate. È tra i nosocomi che hanno bisogno diinvestimenti perché, come ricorda la Fiaso fa parte di quel 30% degli ospedali italiani stato costruiti fra il 1941 e il 1970. Interventi di ammodernamento non se ne sono mai visti e, guardando al grave recente fatto di cronaca, è arrivato il momento di chiederli. Una richiesta che dovrebbe essere corale, con il coinvolgimento di tutti i rappresentati del territorio, a ogni livello. Non bastano il nuovo pronto soccorso o la nuova terapia intensiva. Il Vittorio Emanuele, oltre che di medici, ha bisogno di interventi strutturali interni con la sostituzione dell'impiantistica vecchia e obsoleta e anche dei prospetti esterni, pericolanti e fatiscenti. E'necessaria "una fotografia complessiva del patrimonio edilizio per disegnare un nuovo programma di interventi alla luce della possibilità di finanziamento degli interventi stessi". "La speranza - dice Migliore - è che Stato, Regioni, Comuni e aziende sanitarie si possano "sedere a un tavolo per mettere a punto un piano di interventi realistico e aderente alla possibilità di intervento reale" e Gela non è esente.
L'incendio dell'Ospedale di Tivoli come monito di un sistema da rivedere, come se ce ne fosse il bisogno. Le cause sono al vaglio degli inquirenti. Tra le probabili cause un rogo partito da cumuli di rifiuti, un cortocircuito o il malfunzionamento del sistema antincendio. Tutto da accertare mentre l'ospedale resterà chiuso per diverso tempo. Il bilancio è pesante e conta tre morti e centinaia di evacuati. Intanto la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie Ospedaliere, di cui il commissario dell'Asp di Caltanissetta Alessandro Caltagirone è vicepresidente, lancia l'allarme.
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Un ospedale su tre in Italia non si è ancora adeguato alle più recenti norme antincendio introdotte nel 2015 e prorogate più volte. Si tratta, secondo quanto dichiarato dal presidente Giovanni Migliore all'Ansa, della "punta di un iceberg di cui non sono note le dimensioni". Le singole aziende conoscono la propria situazione, ma un quadro complessivo dettagliato relativo agli oltre mille ospedali italiani non è disponibile. Solo il Piemonte ha disponibili i dati sull'adeguamento antincendio degli ospedali. Nelle ultime ore è tornata alla ribalta la lista nera degli otto peggiori ospedali italiani, tra cui figura anche il Vittorio Emanuele di Gela. Il report, però, fa riferimento ai dati dell'Agenas pubblicati mesi fa in cui figura anche lâospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli.
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Un documento che fotografa le performance degli ospedali e una serie di indicatori negativi
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Sono ospedali che più volte hanno fatto registrare standard di qualità molto bassi. Nonostante figurino tante eccellenze bisogna fare i conti con carenze di personale ma anche strutturali.
Dati completi sull'adeguamento dell'impiantistica non ce ne sono ma sul Vittorio Emanuele non è difficile incrociare le informazioni e trarre delle ipotesi più che fondate. à tra i nosocomi che hanno bisogno di
ome ricorda la Fiaso fa parte di quel 30% degli ospedali italiani stato
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ostruiti fra il 1941 e il 1970. Interventi di ammodernamento non se ne sono mai visti e, guardando al grave recente fatto di cronaca, è arrivato il momento di chiederli. Una richiesta che dovrebbe essere corale, con il coinvolgimento di tutti i rappresentati del territorio, a ogni livello. Non bastano il nuovo pronto soccorso o la nuova terapia intensiva. Il Vittorio Emanuele, oltre che di medici, ha bisogno di interventi strutturali interni con la sostituzione dell'impiantistica vecchia e obsoleta e anche dei prospetti esterni, pericolanti e fatiscenti
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necessaria "una fotografia complessiva del patrimonio edilizio per disegnare un nuovo programma di interventi alla luce della possibilità di finanziamento degli interventi stessi". "La speranza - dice Migliore - è che Stato, Regioni, Comuni e aziende sanitarie si possano "sedere a un tavolo per mettere a punto un piano di interventi realistico e aderente alla possibilità di intervento reale" e Gela non è esente.