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La commovente storia del piccolo Christmail: prima l’affido ad una dottoressa e adesso gli è stato tolto

Cronaca

La commovente storia del piccolo Christmail: prima l’affido ad una dottoressa e adesso gli è stato tolto

Durante la traversata la sua mamma era annegata

04 Settembre 2023 19:37

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Nella stanzetta che gli aveva preparato ha lasciato tutto: il lettino, i giochi, i vestitini come se temesse di spezzare l'ultimo filo che lo lega a lei. Alessandra Teresi, medico rianimatore del 118, l'ha amato come un figlio da quando l'ha visto, minuscolo, infagottato, in braccio a una delle profughe che viaggiava con lui su un barcone partito dalla Tunisia e diretto a Lampedusa.

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La madre è caduta in mare ed è annegata durante la traversata, il padre è rimasto in Tunisia e Christmail, piccolo migrante africano, a turno è stato accudito dalle donne della barca. Sei mesi, originario della Costa D'Avorio, il piccolo ha trovato in Alessandra, suo marito e suo figlio di 14 anni una famiglia.

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«Il 28 aprile - racconta la dottoressa - vengo chiamata per visitare un migrante che stava male appena giunto a Lampedusa. Sullo stesso barcone c'era Christmail. Lo portano all'hotspot perché potessi accertarmi che stava bene: seppi allora che la madre era morta e che il padre non era riuscito a salire a bordo ed era rimasto in Tunisia. Insieme alla pediatra ci siamo presi cura di lui, aveva difficoltà a mangiare perché era abituato a prendere il latte al seno, ma riuscimmo a nutrirlo. Un bambino meraviglioso». Ma nell'hotspot in piena emergenza il piccolo non può restare.

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È allora che Alessandra, che deve tornare a Palermo, dà la disponibilità di accoglierlo a casa fino all'arrivo del padre. «Ne parlai con i miei familiari e dissero subito di sì». Il tribunale dei minori, anche grazie al consenso del padre del piccolo contattato dalla dottoressa, acconsente. Alessandra sa bene che si tratta di un affido temporaneo e che Christmail non resterà con lei per sempre.

Ma dopo una settimana dall'arrivo del piccolo la chiama la polizia. «Mi dicono - racconta - di andare in tribunale col bambino perchè servivano alcuni documenti e alcuni dati. Io vado e prima ci tengono in una stanza con tre agenti e il responsabile di una casa-famiglia, poi mi comunicano che il giudice dei minori ha revocato l'affido e che devo restituire il bimbo che sarà mandato in una struttura protetta». Nessuna spiegazione, nessun cenno al motivo della revoca dell'affidamento. «Mio figlio l'aveva salutato prima di andare a scuola e quando è ritornato non l'ha più trovato - dice - Per tutti noi è stato un enorme trauma. Pensiamo a lui continuamente anche perché si era affezionato tantissimo alla mia famiglia. Aveva bisogno di affetto, di abbracci, di amore: che senso ha avuto mandarlo in una comunità quando poteva avere una famiglia fino all'arrivo del padre?" Ad Alessandra la polizia si limita a parlare di errori nella procedura di affido. Il tribunale dei minorenni sottolinea invece di non potere rilasciare dichiarazioni circa provvedimenti che riguardano minori.

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