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Necropoli di via Di Bartolo a Gela: manca la supervisione di un archeologo, i lavori slittano

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Necropoli di via Di Bartolo a Gela: manca la supervisione di un archeologo, i lavori slittano

Open Fiber e Soprintendenza sono ancora alla ricerca di un'intesa

Graziano Amato

30 Ottobre 2023 12:06

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Falsa partenza, questa mattina, per i lavori di musealizzazione della necropoli arcaica rinvenuta ormai quattro anni fa in via Di Bartolo, nel cuore del centro storico di Gela. L'azienda esecutrice dei lavori si è recata sul posto ma gli operai sono stati bloccati perché non c'era la supervisione di un archeologo. Sembrava che Soprintendenza e Open Fiber, società che ha interamente finanziato l'opera, avessero superato le divergenze sorte nelle scorse settimane, incentrate sostanzialmente sulla vigilanza attiva del sito archeologico che, secondo le notizie che circolavano, avrebbe dovuto garantire l'azienda.

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I lavori per il posizionamento della griglia metallica, infatti, sarebbero dovuti partire a metà settembre ma Open Fiber, nelle ore precedenti all'avvio delle attività debitamente comunicate agli enti interessati, è stata destinataria della prescrizione che avrebbe comportato un ulteriore e non sostenibile esborso economico, già superiore a quanto preventivo anche a causa del rincaro dei prezzi. I lavori sono andati incontro a un nuovo stop fino alle scorse ore quando  Open Fiber ha comunicato alla soprintendenza il nuovo avvio dei lavori.

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Senza un archeologo presente però gli operai sono stati costretti a chiudere nuovamente il sito. C'era anche il consigliere di Fratelli d'Italia Ignazio Raniolo che sul caso aveva presentato un'interrogazione. Questa volta si tratterebbe, il condizionale è d'obbligo, di uno stop temporaneo. La Soprintendenza, infatti, pare abbia chiesto supporto al Parco Archeologico per garantire sul posto una risorsa che assista ai lavori. In cantiere si tornerà domani mattina, per un sopralluogo tecnico. I lavori dovrebbero ripartire nei prossimi giorni anche se potrebbero essere necessari nuovi interventi di conservazione e restauro dei reperti presenti nel sito, prima della musealizzazione, considerando che la fossa è stata coperta per mesi da pannelli coibentati. Un'area già interessata da spiacevoli eventi. Dall'estate 2020 a oggi l'area è stata interessata da un duplice sversamento di liquami fognar e ancora la ricollocazione di due infrastrutture di reti. Nonostante tutto, Open Fiber ha sempre confermato la volontà di concludere il museo a cielo aperto per donarlo a Gela. Un'iniziativa rara, secondo l'azienda, considerando che i reperti vengono solitamente consegnati alle autorità con la copertura quasi contestuale dello scavo. L'intesa dovrebbe essere raggiunta nelle prossime ore ma senza risvolti l'azienda potrebbe affidare i reperti agli enti preposti e ritirare il progetto. 

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