Un nuovo direttore sanitario per Gela ma l’ospedale è alla deriva: Pronto Soccorso infettivologico mai attivato
Salute
Un nuovo direttore sanitario per Gela ma l’ospedale è alla deriva: Pronto Soccorso infettivologico mai attivato
Alfonso Cirrone Cipolla dovrà affrontare una serie di sfide difficili
E' Alfonso Cirrone Cipolla il nuovo direttore sanitario dell'Ospedale Vittorio Emanuele di Gela. La nomina, nelle scorse ore, con la firma del commissario dell'Asp di Caltanissetta Alessandro Caltagirone. Niscemese, già direttore dell'ospedale Suor Cecilia Basarocco e coordinatore dei presidi ospedalieri dell'area sud, Cipolla vanta grande esperienza manageriale, che nel tempo ha permesso una lenta rinascita del presidio ospedaliero di Niscemi. La nomina arriva dopo un periodo di vacatio, scattato con la promozione del dottor. Rosario Fiorella a direttore sanitario dell'Asp CL2. Una sfida particolarmente difficile quella accettata da Alfonso Cirrone Cipolla. Sono tantissime le emergenze da affrontare per un presidio ospedaliero che conta reparti chiusi, ridimensionati o mai aperti. È il caso del pronto soccorso infettivologico, inaugurato in pompa magna lo scorso 24 agosto. Sarebbe dovuto servire per gestire le emergenze durante la pandemia invece non è mai entrato in funzione. Un mese e mezzo fa, alla stampa, è stato presentato come costola del pronto soccorso ordinario. Avrebbe dovuto ospitare i codici minori, bianchi e verdi. La porta, invece, resta chiusa. I lavori del nuovo pronto soccorso procedono a rilento, l'astanteria è quotidianamente affollata da pazienti di ogni età e sesso. Resta al palo anche la terapia intensiva finanziata da Eni, pare quasi completa ma sostanzialmente chiusa. Ai reparti mai aperti si aggiungono quelli fantasma come neurologia e psichiatria e le emergenze di urologia, chirurgia e rianimazione. Poi, la grande beffa, l'incompiuta più eclatante di sempre: l'Utin, l'Unità di terapia intensiva neuronatale. Cosi, Vincenzo e Graziana, genitori del piccolo Emanuele, sono costretti ogni giorno a mettersi su strada per raggiungere Enna, dove il loro figlioletto si trova ricoverato. È nato dopo appena 23 settimane, in autoambulanza, mentre il mezzo raggiungeva l'ospedale di Enna, l'Utin più vicina. Dopo il parto spontaneo, il dietrofrond al Vittorio Emanuele sprovvisto di ogni macchinario utile a salvagli la vita e la corsa in elcottero all'Umbero I. Il pargolo ora lotta a denti stretti ogni giorno, è forte come un leone, stabile nella sua gravità, la mamma ha lasciato l'ospedale ma ai genitori resta l'indignazione. "Non ci piace sapere di vivere in una città con un ospedale fantasma, con un reparto Utin fantasma - ha scritto in una nota l'ex vicesindaco e componente del gruppo civico Una Buona Idea, Terenziano Di Stefano - Il manager Alessandro Caltagirone, quante vite vuole mettere ancora a rischio? - si legge ancora - A giudicare dallo stato in cui versa il nostro ospedale, il manager è un fantasma. La misura è colma, faccia un passo indietro , si dimetta. Avevamo chiesto , mesi addietro , l’intervento del Prefetto - aggiunge Di Stefano - e siamo ancora in attesa che lo stesso intervenga e ci auguriamo che almeno questo terribile accadimento la spinga ad intervenire , nei prossimi giorni". Tutto questo accade mentre a Palermo si discute di una nuova riforma della sanità siciliana con l'idea di scorporare la gestione degli ospedali da quella delle aziende siciliane con una manovra che avrebbe come primo effetto quello di moltiplicare le poltrone di vertice della sanità pubblica: oggi i manager sono 18. Se l’idea maturata all’assessorato alla Salute andasse avanti diventerebbero 24. La riforma potrebbe toccare anche Gela. «Non esiste al momento - precisa però l'assessore regionale alla Salute Giovanna Volo - alcuna proposta di legge per la modifica del sistema sanitario. Il documento è una mera ipotesi di studio".
E' Alfonso Cirrone Cipolla il nuovo direttore sanitario dell'Ospedale Vittorio Emanuele di Gela. La nomina, nelle scorse ore, con la firma del commissario dell'Asp di Caltanissetta Alessandro Caltagirone. Niscemese, già direttore dell'ospedale Suor Cecilia Basarocco e coordinatore dei presidi ospedalieri dell'area sud, Cipolla vanta grande esperienza manageriale, che nel tempo ha permesso una lenta rinascita del presidio ospedaliero di Niscemi.
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La nomina arriva dopo un periodo di vacatio, scattato con la promozione del dottor. Rosario Fiorella a direttore sanitario dell'Asp CL2. Una sfida particolarmente difficile quella accettata da Alfonso Cirrone Cipolla. Sono tantissime le emergenze da affrontare per un presidio ospedaliero che conta reparti chiusi, ridimensionati o mai aperti. È il caso del pronto soccorso infettivologico, inaugurato in pompa magna lo scorso 24 agosto. Sarebbe dovuto servire per gestire le emergenze durante la pandemia invece non è mai entrato in funzione. Un mese e mezzo fa, alla stampa, è stato presentato come costola del pronto soccorso ordinario.
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Avrebbe dovuto ospitare i codici minori, bianchi e verdi. La porta, invece, resta chiusa. I lavori del nuovo pronto soccorso procedono a rilento, l'astanteria è quotidianamente affollata da pazienti di ogni età e sesso. Resta al palo anche la terapia intensiva finanziata da Eni, pare quasi completa ma sostanzialmente chiusa. Ai reparti mai aperti si aggiungono quelli fantasma come neurologia e psichiatria e le emergenze di urologia, chirurgia e rianimazione. Poi, la grande beffa, l'incompiuta più eclatante di sempre: l'Utin, l'Unità di terapia intensiva neuronatale.
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Cosi, Vincenzo e Graziana, genitori del piccolo Emanuele, sono costretti ogni giorno a mettersi su strada per raggiungere Enna, dove il loro figlioletto si trova ricoverato. È nato dopo appena 23 settimane, in autoambulanza, mentre il mezzo raggiungeva l'ospedale di Enna, l'Utin più vicina. Dopo il parto spontaneo, il dietrofrond al Vittorio Emanuele sprovvisto di ogni macchinario utile a salvagli la vita e la corsa in elcottero all'Umbero I. Il pargolo ora lotta a denti stretti ogni giorno, è forte come un leone, stabile nella sua gravità, la mamma ha lasciato l'ospedale ma ai genitori resta l'indignazione.
"Non ci piace sapere di vivere in una città con un ospedale fantasma, con un reparto Utin fantasma - ha scritto in una nota l'ex vicesindaco e componente del gruppo civico Una Buona Idea, Terenziano Di Stefano - Il manager Alessandro Caltagirone, quante vite vuole mettere ancora a rischio? - si legge ancora - A giudicare dallo stato in cui versa il nostro ospedale, il manager è un fantasma. La misura è colma, faccia un passo indietro , si dimetta. Avevamo chiesto , mesi addietro , l'intervento del Prefetto - aggiunge Di Stefano - e siamo ancora in attesa che lo stesso intervenga e ci auguriamo che almeno questo terribile accadimento la spinga ad intervenire , nei prossimi giorni". Tutto questo accade mentre a Palermo si discute di una nuova riforma della sanità siciliana con l'idea di scorporare la gestione degli ospedali da quella delle aziende siciliane con una manovra che avrebbe come primo effetto quello di moltiplicare le poltrone di vertice della sanità pubblica: oggi i manager sono 18. Se l'idea maturata all'assessorato alla Salute andasse avanti diventerebbero 24. La riforma potrebbe toccare anche Gela. «Non esiste al momento - precisa però l'assessore regionale alla Salute Giovanna Volo - alcuna proposta di legge per la modifica del sistema sanitario. Il documento è una mera ipotesi di studio".