SEI ANNI IN APPELLO AL "GIUSTIZIERE" DELLA MAXI RISSA DI TRE ANNI FA AL GBOIL
Cronaca
SEI ANNI IN APPELLO AL "GIUSTIZIERE" DELLA MAXI RISSA DI TRE ANNI FA AL GBOIL
Condanne ridimensionate in appello, per averle concordate, per tre degli autori della terribile rissa con epilogo di pistolettate che nell’autunno di tre anni fa ebbe come teatro il Gb...
Condanne ridimensionate in appello, per averle concordate, per tre degli autori della terribile rissa con epilogo di pistolettate che nell’autunno di tre anni fa ebbe come teatro il Gb-Oil. Ad affrontarsi all’interno del locale – come si ricorderà – furono due comitive di licatesi e di gelesi, finite ai ferri corti per un apprezzamento di troppo rivolto ad una gelese. A concordare la condanna a 6 anni a fronte di quella ad 8 anni che si era visto infliggere in primo grado dal Gup Roberto Riggio che lo aveva giudicato con il rito abbreviato, è stato Paolo Quinto Di Giacomo, ovvero il “giustiziere” armato di pistola intervenuto sul posto su sollecitazione del fratello rimasto coinvolto nella scazzottata. Di Giacomo ha concordato la condanna per i reati di tentato omicidio e porto abusivo della pistola calibro 7,65 dotata di silenziatore con la quale quella notte, solo per un soffio, non fece una carneficina. Con lo stesso dispositivo di sentenza, i giudici della seconda sezione della Corte d’Appello hanno accolto il concordato di pena a 2 anni richiesto da Michele Cavaleri, ovvero il licatese autore dell’apprezzamento poi rimasto ferito all’addome dalle pistolettate esplose da Di Giacomo; ed il concordato di pena a 8 mesi di Salvatore Incorvaia. La maxi rissa si registrò l’8 ottobre di tre anni fa e maturò sullo sfondo di un apprezzamento di troppo rivolto da Cavaleri ad una donna che faceva parte della comitiva di gelesi che da poco aveva finito i festeggiamenti per l’addio al nubilato della sorella di Paolo Quinto Di Giacomo. L’apprezzamento non piacque ad un suo parente che, in quei frangenti stava sorseggiando un caffè al bancone. Per redarguire il molestatore, con una mossa fulminea raggiunse Cavaleri e gli mollò un ceffone, dando vita ad una maxi rissa combattuta tra le due comitive di gelesi e licatesi a colpi di sedie, spranghe e rastrelliere. Sul posto intervennero polizia e carabinieri che, in un primo momento erano riusciti a sedare gli animi ed a portare i rissanti fuori dal locale. Nel cuore della notte, però. al Gb oil sopraggiunse anche Paolo Quinto Di Giacomo, informato dell’accaduto dal fratello che gli aveva comunicato che nella rissa era rimasta ferita anche la sorella prossima alle nozze. Paolo Quinto Di Giacomo si presentò al Gb-Oil armato di pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa e dotata di silenziatore e, dopo essersi fatto indicare chi aveva scatenato il putiferio, si fece spazio tra il capannello composto da forze dell’ordine e titolare del locale, impugnò la pistola, scansò uno dei Carabinieri che ostacolava il bersaglio” ed aprì il fuoco contro Michele Cavaleri, centrandolo all’addome sotto gli occhi atterriti dei presenti. L’uomo stramazzò a terra in u lago di sangue. Di Giacomo, invece, fu disarmato e bloccato nella sua furia omicida da un militare dell’Arma. Una vendetta che gli è costata la condanna a 6 anni di prigione.
16 Febbraio 2023 15:58
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Condanne ridimensionate in appello, per averle concordate, per tre degli autori della terribile rissa con epilogo di pistolettate che nell'autunno di tre anni fa ebbe come teatro il Gb-Oil. Ad affrontarsi all'interno del locale - come si ricorderà - furono due comitive di licatesi e di gelesi, finite ai ferri corti per un apprezzamento di troppo rivolto ad una gelese. A concordare la condanna a 6 anni a fronte di quella ad 8 anni che si era visto infliggere in primo grado dal Gup Roberto Riggio che lo aveva giudicato con il rito abbreviato, è stato Paolo Quinto Di Giacomo, ovvero il "giustiziere" armato di pistola intervenuto sul posto su sollecitazione del fratello rimasto coinvolto nella scazzottata. Di Giacomo ha concordato la condanna per i reati di tentato omicidio e porto abusivo della pistola calibro 7,65 dotata di silenziatore con la quale quella notte, solo per un soffio, non fece una carneficina. Con lo stesso dispositivo di sentenza, i giudici della seconda sezione della Corte d'Appello hanno accolto il concordato di pena a 2 anni richiesto da Michele Cavaleri, ovvero il licatese autore dell'apprezzamento poi rimasto ferito all'addome dalle pistolettate esplose da Di Giacomo; ed il concordato di pena a 8 mesi di Salvatore Incorvaia. La maxi rissa si registrò l'8 ottobre di tre anni fa e maturò sullo sfondo di un apprezzamento di troppo rivolto da Cavaleri ad una donna che faceva parte della comitiva di gelesi che da poco aveva finito i festeggiamenti per l'addio al nubilato della sorella di Paolo Quinto Di Giacomo. L'apprezzamento non piacque ad un suo parente che, in quei frangenti stava sorseggiando un caffè al bancone. Per redarguire il molestatore, con una mossa fulminea raggiunse Cavaleri e gli mollò un ceffone, dando vita ad una maxi rissa combattuta tra le due comitive di gelesi e licatesi a colpi di sedie, spranghe e rastrelliere. Sul posto intervennero polizia e carabinieri che, in un primo momento erano riusciti a sedare gli animi ed a portare i rissanti fuori dal locale. Nel cuore della notte, però. al Gb oil sopraggiunse anche Paolo Quinto Di Giacomo, informato dell'accaduto dal fratello che gli aveva comunicato che nella rissa era rimasta ferita anche la sorella prossima alle nozze. Paolo Quinto Di Giacomo si presentò al Gb-Oil armato di pistola Beretta calibro 7,65 con matricola abrasa e dotata di silenziatore e, dopo essersi fatto indicare chi aveva scatenato il putiferio, si fece spazio tra il capannello composto da forze dell'ordine e titolare del locale, impugnò la pistola, scansò uno dei Carabinieri che ostacolava il bersaglio" ed aprì il fuoco contro Michele Cavaleri, centrandolo all'addome sotto gli occhi atterriti dei presenti. L'uomo stramazzò a terra in u lago di sangue. Di Giacomo, invece, fu disarmato e bloccato nella sua furia omicida da un militare dell'Arma. Una vendetta che gli è costata la condanna a 6 anni di prigione.