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Ucciso e dato alle fiamme, torna in aula l’omicidio del gelese Crocifisso Sartania

Cronaca

Ucciso e dato alle fiamme, torna in aula l’omicidio del gelese Crocifisso Sartania

Gli imputati di nuovo davanti ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta

Daniela Vinci

15 Settembre 2023 18:09

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Riflettori nuovamente puntati sull'omicidio di Crocifisso Sartania, un esperto in arti marziali assassinato 28 anni fa nelle campagne di Acate. Il "caso", rimasto irrisolto per decenni e finito al centro delle indagini qualche anno fa a seguito delle "cantate" del killer reo confesso Orazio Rolletto, a metà dicembre tornerà nuovamente nell'aula della Corte d'Assise d'Appello dopo che i giudici della Corte di Cassazione, nei mesi scorsi, hanno annullato con rinvio le condanne inflitte al cognato e ad un amico della vittima, accusati da Rolletto di essere stati mandante ed organizzatore delle trappola mortale messa a segno ai danni di Sartania, 

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Rolletto, già condannato in via definitiva a 10 anni di prigione per il fatto di sangue, all'atto di collaborare con gli inquirenti riferì che era sua intenzione "lavarsi la coscienza" sull'omicidio Sartania. Raccontò che ad ordinarlo era stato Carmelo Curvà il quale, a suo dire, non gradiva il modo in cui la vittima trattava la sorella. Per portare a termine il suo piano - secondo la versione di Folletto - Curvà aveva dato incarico a Cristoforo Palmeri, persona di cui la vittima si fidava. Con uno stratagemma, dunque, Sartania fu condotto nelle campagne di Acate dove ad attenderli c'era Rolletto.

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La vittima fece appena in tempo a scendere dalla propria auto, una Fiat Uno, che fu crivellata dai colpi di pistola esplosi da Rolletto. Il corpo privo di vita fu poi sistemato sotto la vettura della vittima è dato alle fiamme. A rinvenire il cadavere ridotto ad un tizzone fu un contadino della zona che lanciò l'allarme ai carabinieri. Il delitto fu subito contestato in ambienti mafiosi, ma per decenni dei responsabili manco l'ombra. Anni dopo Rolletto narrò la trama del delitto, autoaccusandosi del fatto di sangue.

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Arando a zero contro chi, secondo la sua verità, era coinvolto nel fatto di sangue. Puntò, quindi, l'indice contro Curvà e Palmeri, ma in primo grado i racconti di Rolletto risultarono claudicanti ed i due furono assolti. In appello la posizione dei due fu ribaltata e il verdetto di assoluzione fu riformato in condanna a 10 anni ciascuno: verdetto poi annullato dalla Cassazione che ha disposto un nuovo processo.

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