ATTIVISTI ACCENDONO I RIFLETTORI SUL NUOVO COLONIALISMO ENERGETICO E MILITARE DI ENI
Ambiente
ATTIVISTI ACCENDONO I RIFLETTORI SUL NUOVO COLONIALISMO ENERGETICO E MILITARE DI ENI
"Il nuovo colonialismo energetico di Eni" è il titolo di un convegno che si è svolto alla Pinacoteca Comunale ma anche di un fenomeno che gli attivisti hanno analizza...
"Il nuovo colonialismo energetico di Eni" è il titolo di un convegno che si è svolto alla Pinacoteca Comunale ma anche di un fenomeno che gli attivisti hanno analizzato durante l'incontro, promosso dal movimento No Muos, dall'Assemblea Antimilitarista e dal Comitato No Inceneritore. Un'attenta disamina del caso l'ha fatta Daniele Ratti che ha spiegato la relazione tra la mappa delle missioni militari italiane all'estero, il paese è il secondo nel mondo (ben 54 di cui metà in Africa) che coincide per il 98% con le aree estrattive di petrolio e gas di Eni. Secondo l'attivista inoltre Eni svolge, grazie alla presenza di proprie figure di riferimento, un ruolo guida strategico all'interno del Ministero degli Esteri e quello della Difesa. Delle controversie di Eni ha parlato anche il giornalista ambientale Andrea turco. Il cane a sei zampe gioca un ruolo fondamentale nella nuova crisi energetica. Gela, prossima capitale del gas, conta già un gasdotto, che ad oggi non ha prodotto grandi risvolti in termini occupazionali ed energetici. Gli altri due, Argo - Cassiopea e Melita Pipeline, riforniranno Malta ed imprese del nord. Alla città non rimane praticamente nulla se non le aree di interesse nazionale che dopo 24 anni sono state bonificate per l'1% in terra e per lo 0% in mare. Cosa hanno in comune Gela e Niscemi? La morte. Cosi Pippo Gurrieri, del movimento No Muos, ha evidenziato come le due città, capitali dell'inquinamento e della guerra, a causa delle emissione elettromagnetiche della base USA e del petrolchimico, siano accomunate da decessi per tumori maligni, malformazioni, crisi economica e sociale. È stato Paolo Scicolone, del comitato No Inceneritore, a spiegare perché Gela, città martoriata da anni di inquinamento, non può ospitare un inceneritore.di Graziano Amato
"Il nuovo colonialismo energetico di Eni" è il titolo di un convegno che si è svolto alla Pinacoteca Comunale ma anche di un fenomeno che gli attivisti hanno analizzato durante l'incontro, promosso dal movimento No Muos, dall'Assemblea Antimilitarista e dal Comitato No Inceneritore. Un'attenta disamina del caso l'ha fatta Daniele Ratti che ha spiegato la relazione tra la mappa delle missioni militari italiane all'estero, il paese è il secondo nel mondo (ben 54 di cui metà in Africa) che coincide per il 98% con le aree estrattive di petrolio e gas di Eni. Secondo l'attivista inoltre Eni svolge, grazie alla presenza di proprie figure di riferimento, un ruolo guida strategico all'interno del Ministero degli Esteri e quello della Difesa. Delle controversie di Eni ha parlato anche il giornalista ambientale Andrea turco. Il cane a sei zampe gioca un ruolo fondamentale nella nuova crisi energetica. Gela, prossima capitale del gas, conta già un gasdotto, che ad oggi non ha prodotto grandi risvolti in termini occupazionali ed energetici. Gli altri due, Argo - Cassiopea e Melita Pipeline, riforniranno Malta ed imprese del nord. Alla città non rimane praticamente nulla se non le aree di interesse nazionale che dopo 24 anni sono state bonificate per l'1% in terra e per lo 0% in mare. Cosa hanno in comune Gela e Niscemi? La morte. Cosi Pippo Gurrieri, del movimento No Muos, ha evidenziato come le due città, capitali dell'inquinamento e della guerra, a causa delle emissione elettromagnetiche della base USA e del petrolchimico, siano accomunate da decessi per tumori maligni, malformazioni, crisi economica e sociale. È stato Paolo Scicolone, del comitato No Inceneritore, a spiegare perché Gela, città martoriata da anni di inquinamento, non può ospitare un inceneritore.di Graziano Amato