Cronaca
BIMBO VITTIMA DI ABUSI SESSUALI ASCOLTATO DOPO 72 GIORNI LA PROCURA: "SONO I TEMPI TECNICI"
"Ci sono voluti ben 72 giorni perché la Procura di Gela trovasse il tempo per ascoltare un bambino, presunta vittima di reati a sfondo sessuale". E' quanto affermano...
"Ci sono voluti ben 72 giorni perché la Procura di Gela trovasse il tempo per ascoltare un bambino, presunta vittima di reati a sfondo sessuale". E' quanto affermano in un comunicato stampa due avvocati, Giuseppe Messina di Gela ed Eleanna Parasiliti Molica di Enna."Questo - spiegano gli avvocati - è il tempo intercorso fra la presentazione della denuncia, trasmessa scrupolosamente il giorno successivo dal Commissariato competente, ed il giorno in cui è stato ascoltato il piccolo. E ancora oggi, malgrado le evidenze probatorie acquisite, anche con l'incidente probatorio del piccolo, sempre su esclusiva sollecitazione degli avvocati della persona offesa, il fascicolo giace presso gli uffici della Procura di Gela, così come altri che riguardano lo stesso indagato, accusato di fatti gravissimi anche ai danni della moglie e di altre donne. Tutti i procedimenti avviati, alcuni già dal 2019, non hanno avuto alcuno sviluppo processuale in un senso o in un altro.Eppure il rispetto della normativa sul codice rosso - aggiungono i due legali - avrebbe imposto l'ascolto della persona offesa entro tre giorni ed invece, oltre che all'inadeguata applicazione delle norme procedurali, abbiamo assistito all'inaspettato intervento del Pubblico Ministero che ha financo avanzato una richiesta di affidamento del bambino ai Servizi Sociali, nonostante quest'ultimi avessero valutato inopportuno e dannoso separare il piccolo dalla mamma.Giustamente il Tribunale di Gela, rigettando la richiesta del Pubblico Ministero, ha affidato in via esclusiva il bambino alla madre, scongiurando la beffa. «Il procedimento segue il suo corso nei tempi e nei modi previsti dalla legge» è la replica del Procuratore della Repubblica di Gela, Fernando Asaro.Secondo i legali si tratta di una vicenda «che ha dell'assurdo soprattutto perché l'indagato è un appartenente alle forze dell'Ordine che continua a fare una vita normale nel silenzio del suo corpo di appartenenza e con il pieno sostegno della sua parrocchia e della diocesi a cui appartiene. Eppure la delicatezza della vicenda oltre che ragioni di opportunità avrebbero dovuto imporre alle Istituzioni coinvolte maggiore attenzione e certamente un contegno rispettoso anche delle presunte vittime».Durante il triduo pasquale, pochi giorni dopo il provvedimento di affidamento esclusivo del figlio alla madre, l'indagato è stato immortalato, sull'Altare Maggiore di una chiesa appartenente alla Diocesi di Piazza Armerina, accanto al sacerdote, perfettamente informato di tutte le vicende ed accanto a Monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina.di Donata Calabrese