Cronaca
Blitz antimafia a Gela, la città era circondata da piantagioni di marijuana
A gestire le piantagioni era l'organizzazione mafiosa
C'erano piantagioni di marijuana sparse dappertutto. Gela era circondata da "erba" utilizzata da Cosa nostra come merce di scambio con la ‘ndrangheta calabrese la quale riforniva la città di cocaina. C'erano serre seminate in quattro diverse zone del territorio. E' uno dei particolari che emerge dal blitz antimafia "Ianus" coordinato dalla Dda di Caltanissetta e condotto dalla polizia che ha eseguito 55 misure cautelari, l'ultima delle quali ieri mattina.La produzione della marijuana era il core business delle cosche ed era tutto "Made in Gela". La conduzione spettava esclusivamente ai gelesi che oltre ad esportare la droga in Calabria, la spacciavano nei comuni limitrofi. A gestire serre e depositi, in nome della "pax mafiosa", erano tutti i clan presenti sul territorio.
Tra le quattro piantagioni individuate dagli inquirenti, una sorgeva nei pressi del lago Biviere, a pochi chilometri da una riserva naturale, una delle più importanti zone di sosta e svernamento per numerose specie di uccelli migratori. Oltre alla piantagione di contrada Biviere, l'organizzazione disponeva di un'altra coltivazione di cannabis a Settefarine, alla periferia di Gela, in uno dei quartieri più popolati della città. Un sito più grande era poi ad Acate. Eventuali dissidi venivano invece affrontati in una polleria, dove il titolare era chiamato alla risoluzioni delle problematiche che nascevano all'interno del sodalizio. E sempre in quella polleria, situata a pochi passi dal centro storico, si tenevano i summit con i catanesi e ai quali, spesso, partecipava anche il reggente del clan Rinzivillo, Giuseppe Tasca.