Maxi operazione antimafia nel nisseno. Duro colpo al clan Sanfilippo di Mazzarino, riconducibile alla stidda di Gela. 55 le misure di custodia cautelare eseguite all’alba di oggi dai carabinieri del Comando di Provinciale di Caltanissetta nell’ambito di un’operazione denominata “Chimera”. Le misure di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Dda. Gli arresti sono scattati nel nisseno e in diverse altre parti d’Italia oltre che in Germani e Belgio. Gli indagati, sono accusati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, omicidio, estorsioni, reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, aggravati dal cosiddetto metodo mafioso.L’indagine, ha permesso agli inquirenti di svelare gli interessi del clan e di far luce, individuando movente e presunti autori materiali di due casi di lupara bianca risalenti al 1984 e al 1991, quando sul territorio imperversava una terribile guerra di mafia. Due giovani vennero ingannati, torturati e uccisi. A sparire nel nulla un operaio edile di 22 anni di Mazzarino, Benedetto Bonaffini, solo perché sospettato di appartenere ad uno dei gruppi rivali e un giovane di 28 anni, Luigi La Bella, sospettato di essere il custode delle armi per conto di uno dei clan rivali. Gli ordini arrivavano dal carcere e ad impartirli era il boss Salvatore Sanfilippo tramite i suoi familiari. L’attività investigativa, ha consentito di ricostruire l’articolato e poliedrico quadro dei settori economici interessati dalle attività criminali della famiglia mafiosa di Mazzarino. È stato possibile, infatti, ricostruire tanto le attività criminali tipiche della tradizionale “mafia agricola”, quanto quelle, più articolate, finalizzate alla percezione di contributi pubblici per l’agricoltura, ottenuti attraverso false dichiarazioni. Dalle indagini compiute dai Carabinieri è stato possibile delineare anche l’organigramma di una fiorente associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante tra Mazzarino e Gela e con un canale di approvvigionamento diretto dalle cosche calabresi.Imprenditori e commercianti di Mazzarino, erano costretti a corrispondere somme di denaro per il sostentamento dei detenuti, a fornire gratuitamente beni e servizi ai membri del clan e ad effettuare assunzioni fittizie di affiliati. Chi osava ribellarsi veniva punito. La cosca aveva a sua disposizione anche armi e munizioni. Nessuna collaborazione da parte delle vittime.di Donata Calabresehttps://youtu.be/69aXGqjV0RI
Maxi operazione antimafia nel nisseno. Duro colpo al clan Sanfilippo di Mazzarino, riconducibile alla stidda di Gela. 55 le misure di custodia cautelare eseguite all'alba di oggi dai carabinieri del Comando di Provinciale di Caltanissetta nell'ambito di un'operazione denominata "Chimera". Le misure di custodia cautelare sono state emesse dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della Dda. Gli arresti sono scattati nel nisseno e in diverse altre parti d'Italia oltre che in Germani e Belgio. Gli indagati, sono accusati, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, omicidio, estorsioni, reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, aggravati dal cosiddetto metodo mafioso.L'indagine, ha permesso agli inquirenti di svelare gli interessi del clan e di far luce, individuando movente e presunti autori materiali di due casi di lupara bianca risalenti al 1984 e al 1991, quando sul territorio imperversava una terribile guerra di mafia. Due giovani vennero ingannati, torturati e uccisi. A sparire nel nulla un operaio edile di 22 anni di Mazzarino, Benedetto Bonaffini, solo perché sospettato di appartenere ad uno dei gruppi rivali e un giovane di 28 anni, Luigi La Bella, sospettato di essere il custode delle armi per conto di uno dei clan rivali. Gli ordini arrivavano dal carcere e ad impartirli era il boss Salvatore Sanfilippo tramite i suoi familiari. L'attività investigativa, ha consentito di ricostruire l'articolato e poliedrico quadro dei settori economici interessati dalle attività criminali della famiglia mafiosa di Mazzarino. È stato possibile, infatti, ricostruire tanto le attività criminali tipiche della tradizionale "mafia agricola", quanto quelle, più articolate, finalizzate alla percezione di contributi pubblici per l'agricoltura, ottenuti attraverso false dichiarazioni. Dalle indagini compiute dai Carabinieri è stato possibile delineare anche l'organigramma di una fiorente associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante tra Mazzarino e Gela e con un canale di approvvigionamento diretto dalle cosche calabresi.Imprenditori e commercianti di Mazzarino, erano costretti a corrispondere somme di denaro per il sostentamento dei detenuti, a fornire gratuitamente beni e servizi ai membri del clan e ad effettuare assunzioni fittizie di affiliati. Chi osava ribellarsi veniva punito. La cosca aveva a sua disposizione anche armi e munizioni. Nessuna collaborazione da parte delle vittime.di Donata Calabresehttps://youtu.be/69aXGqjV0RI