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Il sacrificio di Riccardo Greco su Rai 1, la storia dell’imprenditore di Gela che ha denunciato i suoi aguzzini

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Il sacrificio di Riccardo Greco su Rai 1, la storia dell’imprenditore di Gela che ha denunciato i suoi aguzzini

"Mascaria" in onda nella giornata della legalità

Graziano Amato

24 Maggio 2024 10:44

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Mascariare, in siciliano, non vuol dire soltanto imbrattare. Significa anche dipingere una maschera a proprio piacere su colui che si vuole diffamare, il processo con cui si delegittima una persona che combatte la mafia. Sono queste le frasi apparse nella scenafinale di Mascarìa, il film andato in onda in prima visione, ieri sera su Rai 1, liberamente ispirato alla storia dell'imprenditorie gelese Riccardo Rocco Greco, in occasione della Giornata della Legalità nel 32esimo anniversario della Strage di Capaci. 

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Un film nato dall'urgenza di raccontare la storia di un uomo coraggioso che ha saputo ribellarsi alle richieste e alle minacce della mafia diventando vittima di un ‘mascariamento ha dichiarato la regista Isabella Leoni. Riccardo Greco è interpetrato da Fabrizio Ferracane. Il film ripercorre la travagliata storia dell'imprenditore che il 27 febbraio del 2019, in una fredda mattinata, ancora prima che arrivassero i suoi dipendenti nell'azienda di via Butera, si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia.  

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Il protagonista è un costruttore edile siciliano che rifiuta l'idea di scappare dalla propria terra e insieme alla moglie trova il coraggio di ribellarsi al malaffare e denunciare gli aguzzini che da anni gli estorciono denaro. 

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Una decisione difficile ma decisiva, romanzata nel film, tra l'iniziale dissenso del figlio e il timore di ricevere ritorsioni. L'uomo non si piega, non si pente, va avanti. 

Una scelta rivolzionaria, intrepresa anche da altri sette imprenditori, che da vita a quella che nel film viene definita "La Primavera di Gela": scattano denunci e arresti per i mafiosi di Stidda e Cosa Nostra. 

Poi, il contraccolpo: uno dei boss, Gaetano Rizzo nel film, lo accusa e in una deposizione in aula dice che, in realtà, i soldi ricevuti mensilmente, 18mila euro, sono dovuti ai favori che il mafioso presta all'imprenditore, per aggiudicarsi gli appalti pubblici. 

Sono solo fandonie, puro fango, ma ormai Pietro è mascariato e, incredibilmente, viene rinviato a giudizio per associazione mafiosa. Da accusatore diventa imputato. E per questo deve difendersi, resistere: per sé, per i suoi dipendenti e soprattutto per la sua amata famiglia. Psicologicamente provato, l'uomo trova comunque la forza di andare avanti, tra calunnie e aule di tribunali fino a quando le cose si complicano: la prefettura esclude la sua azienda dalla white list. L'imprenditore non si da pace, non comprende perchè lo Stato gli volta le spale, tutti gli appalti vengono revocati, il Tar rigetta il ricoso.  L'imprenditore deve licenziare gran parte dei suoi dipendenti, non vuole ma alla fine cede. Incontra la moglie di un suo ex lavorotarore, dal macellaio. Non riesce a pagare la carne, lui si offre, lei rifiuta e lo "ringrazia" ironicamente, per aver ridotto la sua famiglia in quello stato. 

Esce  intorno alle 5 di un mercoledì mattina, si reca alla sua azienda, poi la decisione estrema. Nel film il suo corpo viene trovato dal figlio. Qualche giorno dopo arriva l'assoluzione. Pietro era innocente, ma è troppo tardi. Proprio come nella vera storia di Riccardo Greco sono i figli e la moglie a prendere in mano le redini dell'azienda. Dopo qualche tempo arriva anche l'iscrizione nella white list e il risarcimento. 

"Devo andare perchè voi siate liberi", le ultime parole scritte su un foglio da Riccardo. 

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