Maglia nera per l’ospedale "Vittorio Emanuele" di Gela: è uno dei peggiori d’Italia
Salute
Maglia nera per l’ospedale "Vittorio Emanuele" di Gela: è uno dei peggiori d’Italia
E' quanto emerge dal rapporto Agenas sulla qualità della sanità italiana
Al centro di pesanti critiche arrivate su più fronti, politiche e cittadine, l'Ospedale Vittorio Emanuele di Gela spicca, a livello nazionale, per un nuovo primato: è tra gli otto ospedali peggiori d'Italia. Il nosocomio di via Palazzi è in fondo alla classifica del Programma Nazionale Esiti (Pne) dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sviluppato su mandato del ministero della Salute. Delle 331 strutture italiane valutate per almeno 6 aree cliniche, l'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche hanno una valutazione di qualità alta o molto alta. L'ospedale di Gela fa coppia con 7 altre strutture della Campania, della Ligura e del Lazio. Nonostante il report prenda in considerazione situazioni molto diverse fra loro, nelle quali ci sono medici e infermieri che fanno il loro dovere e anche di più, come viene sottolineato, . il monitoraggio ha rilevato almeno cinque volte “standard di qualità molto bassi” tra i numerosi indicatori presi in esame che fotografa le condizioni della sanità italiana nelle diverse aree. Al Vittorio Emanuele di Gela c’è un’alta incidenza di nuovi interventi nei 120 giorni dalla resezione di tumori della mammella e alta mortalità post-chirurgica per il cancro al colon; troppi morti anche nei 30 giorni dal ricovero per infarto e troppi cesarei. Il 2022 ha fatto registrare una significativa ripresa delle attività degli ospedali italiani, nel dopo Covid, con un aumento dei ricoveri rispetto al 202. Prosegue dunque il riavvicinamento dei volumi assistenziali ai livelli pre-pandemia, soprattutto per l’attività programmata e per quella diurna, anche se, rispetto al 2019, resta ancora una riduzione del 10%. I dati fanno riferimento all’attività assistenziale erogata nell’anno 2022 da circa 1.400 ospedali pubblici e privati, e a quella relativa al periodo 2015-2022 per la ricostruzione dei trend temporali. L'edizione 2023, in continuità con la precedente, ha cercato di descrivere i cambiamenti avvenuti a seguito della pandemia e le dinamiche che stanno caratterizzando il ritorno alle attività ordinarie. Sono stati calcolati complessivamente 195 indicatori, di cui 170 relativi all’assistenza ospedaliera, 25 relativi all’assistenza territoriale, esiti a lungo termine e accessi impropri in pronto soccorso Uno strumento fondamentale, secondo Enrico Coscioni, presidente Agenas - che permette di far emergere le criticità assistenziali e individuare puntuali strategie correttive, anche attraverso l’organizzazione di attività clinico-organizzativo utili a migliorare la qualità delle cure". "Il report- secondo Domenico Mantoan, direttore generale Agenas - è uno strumento in continua evoluzione in cui il rigore metodologico che garantisce dati sempre più attendibili si accompagna alla flessibilità nel rispondere alle sollecitazioni derivanti dai cambiamenti. La metodicità e capillarità delle analisi prodotte dal Pne può essere la base per concretizzare la sinergia tra i vari livelli di governo del sistema, necessaria per rispondere alle sfide del prossimo futuro, in primis la riprogrammazione dell’offerta sanitaria e la riorganizzazione del sistema previste nell’ambito delle azioni del Pnrr, e orientare verso il miglioramento della qualità complessiva delle cure, con il fine ultimo della tutela della salute della popolazione". Non è uno strumento per penalizzare ulteriormente le realtà che hanno più difficoltà, ma serve a metterle in evidenza e indicare concentrare gli sforzi" intervenendo con coraggio sulle modalità di erogazione delle prestazioni e sul coinvolgimento del personale sanitario. Per abbattere le liste d’attesa con le regole attuali servirebbe più personale. Occorre cambiare rotta, cambiando le norme sull’organizzazione del lavoro e sostituendo il tetto di spesa sul personale, che non aiuta il sistema a migliorare ed è fermo al 2004. Bisogna prevedere strumenti che consentano effettivamente al management di valorizzare la qualità dei professionisti".
Al centro di pesanti critiche arrivate su più fronti, politiche e cittadine, l'Ospedale Vittorio Emanuele di Gela spicca, a livello nazionale, per un nuovo primato: è tra gli otto ospedali peggiori d'Italia. Il nosocomio di via Palazzi è in fondo alla classifica del Programma Nazionale Esiti (Pne) dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) sviluppato su mandato del ministero della Salute. Delle 331 strutture italiane valutate per almeno 6 aree cliniche, l'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche hanno una valutazione di qualità alta o molto alta. L'ospedale di Gela fa coppia con 7 altre strutture della Campania, della Ligura e del Lazio.
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Nonostante il report prenda in considerazione situazioni molto diverse fra loro, nelle quali ci sono medici e infermieri che fanno il loro dovere e anche di più, come viene sottolineato, . il monitoraggio ha rilevato almeno cinque volte "standard di qualità molto bassi" tra i numerosi indicatori presi in esame che fotografa le condizioni della sanità italiana nelle diverse aree. Al Vittorio Emanuele di Gela c'è un'alta incidenza di nuovi interventi nei 120 giorni dalla resezione di tumori della mammella e alta mortalità post-chirurgica per il cancro al colon; troppi morti anche nei 30 giorni dal ricovero per infarto e troppi cesarei.
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Il 2022 ha fatto registrare una significativa ripresa delle attività degli ospedali italiani, nel dopo Covid, con un aumento dei ricoveri rispetto al 202. Prosegue dunque il riavvicinamento dei volumi assistenziali ai livelli pre-pandemia, soprattutto per l'attività programmata e per quella diurna, anche se, rispetto al 2019, resta ancora una riduzione del 10%. I dati fanno riferimento all'attività assistenziale erogata nell'anno 2022 da circa 1.400 ospedali pubblici e privati, e a quella relativa al periodo 2015-2022 per la ricostruzione dei trend temporali. L'edizione 2023, in continuità con la precedente, ha cercato di descrivere i cambiamenti avvenuti a seguito della pandemia e le dinamiche che stanno caratterizzando il ritorno alle attività ordinarie. Sono stati calcolati complessivamente 195 indicatori, di cui 170 relativi all'assistenza ospedaliera, 25 relativi all'assistenza territoriale, esiti a lungo termine e accessi impropri in pronto soccorso
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Uno strumento fondamentale, secondo Enrico Coscioni, presidente Agenas - che permette di far emergere le criticità assistenziali e individuare puntuali strategie correttive, anche attraverso l'organizzazione di attività clinico-organizzativo utili a migliorare la qualità delle cure".
"Il report- secondo Domenico Mantoan, direttore generale Agenas - è uno strumento in continua evoluzione in cui il rigore metodologico che garantisce dati sempre più attendibili si accompagna alla flessibilità nel rispondere alle sollecitazioni derivanti dai cambiamenti. La metodicità e capillarità delle analisi prodotte dal Pne può essere la base per concretizzare la sinergia tra i vari livelli di governo del sistema, necessaria per rispondere alle sfide del prossimo futuro, in primis la riprogrammazione dell'offerta sanitaria e la riorganizzazione del sistema previste nell'ambito delle azioni del Pnrr, e orientare verso il miglioramento della qualità complessiva delle cure, con il fine ultimo della tutela della salute della popolazione".
Non è uno strumento per penalizzare ulteriormente le realtà che hanno più difficoltà, ma serve a metterle in evidenza e indicare concentrare gli sforzi" intervenendo con coraggio sulle modalità di erogazione delle prestazioni e sul coinvolgimento del personale sanitario. Per abbattere le liste d'attesa con le regole attuali servirebbe più personale. Occorre cambiare rotta, cambiando le norme sull'organizzazione del lavoro e sostituendo il tetto di spesa sul personale, che non aiuta il sistema a migliorare ed è fermo al 2004. Bisogna prevedere strumenti che consentano effettivamente al management di valorizzare la qualità dei professionisti".