Non c’era l’ingerenza di Cosa Nostra dietro i beni per 1,5 milioni di euro intestati a due coniugi
Cronaca
Non c’era l’ingerenza di Cosa Nostra dietro i beni per 1,5 milioni di euro intestati a due coniugi
A cinque anni dal sequestro, tornano nel possesso dei coniugi Valerio Longo e Monica Rinzivillo i beni del valore di un milione e mezzo di euro dietro i quali, secondo gli inquirenti, c'era...
A cinque anni dal sequestro, tornano nel possesso dei coniugi Valerio Longo e Monica Rinzivillo i beni del valore di un milione e mezzo di euro dietro i quali, secondo gli inquirenti, c'era l'ombra della cosca criminale di Cosa Nostra. A decretare la restituzione dei beni è stata la Corte d'Appello di Caltanissetta alla quale erano stati trasmessi gli atti dalla cassazione che, nei mesi scorsi, aveva annullato la sentenza di secondo grado con la quale i due coniugi si erano visti confermare sia la misura patrimoniale che quella personale della sorveglianza speciale per tre anni che era stata disposta per i due coniugi. Con il verdetto della, Corte d'Appello tornano nel possesso dei coniugi longò cinque società inserite nella fornitura di manodopera altamente specializzata nel settore degli impianti petroliferi in tutta Italia. Gli inquirenti ritenevano che si trattava di attività economiche riconducibili al clan di Cosa Nostra dei Rinzivillo, ma intestate fittiziamente a terzi, tra cui Longo e la moglie parenti dei boss. Sospetti che nel gennaio del 2018 sfociarono nel sequestro delle società ad opera della Dia. Contro il provvedimento, i Longo ingaggiarono la battaglia legale tesa ad ottenere la restituzione dei beni dietro i quali, sostennero, non c'era alcuna ingerenza di Cosa Nostra. Una battaglia protrattasi per cinque lunghi anni ed ora sfociata nella restituzione dei beni e nella revoca della misura personale della sorveglianza speciale.di Redazione
20 Maggio 2023 14:21
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A cinque anni dal sequestro, tornano nel possesso dei coniugi Valerio Longo e Monica Rinzivillo i beni del valore di un milione e mezzo di euro dietro i quali, secondo gli inquirenti, c'era l'ombra della cosca criminale di Cosa Nostra. A decretare la restituzione dei beni è stata la Corte d'Appello di Caltanissetta alla quale erano stati trasmessi gli atti dalla cassazione che, nei mesi scorsi, aveva annullato la sentenza di secondo grado con la quale i due coniugi si erano visti confermare sia la misura patrimoniale che quella personale della sorveglianza speciale per tre anni che era stata disposta per i due coniugi. Con il verdetto della, Corte d'Appello tornano nel possesso dei coniugi longò cinque società inserite nella fornitura di manodopera altamente specializzata nel settore degli impianti petroliferi in tutta Italia. Gli inquirenti ritenevano che si trattava di attività economiche riconducibili al clan di Cosa Nostra dei Rinzivillo, ma intestate fittiziamente a terzi, tra cui Longo e la moglie parenti dei boss. Sospetti che nel gennaio del 2018 sfociarono nel sequestro delle società ad opera della Dia. Contro il provvedimento, i Longo ingaggiarono la battaglia legale tesa ad ottenere la restituzione dei beni dietro i quali, sostennero, non c'era alcuna ingerenza di Cosa Nostra. Una battaglia protrattasi per cinque lunghi anni ed ora sfociata nella restituzione dei beni e nella revoca della misura personale della sorveglianza speciale.di Redazione