Cronaca
Patto di mafia tra Gela e Niscemi: proiettili e teste di maiale per i poliziotti
Emergono altri dettagli dall'operazione antimafia Mondo Opposto
Volevano intimidire un poliziotto in servizio al commissariato di Niscemi. Lâobiettivo era quello di esplodere alcuni proiettili e colpire il poggiatesta dellâauto dellâagente, in modo da lanciargli un messaggio ben preciso: il passo successivo sarebbe stato sparargli in testa. Per mettere a segno il gesto intimidatorio, Alberto Musto e Ciccio Torre, con la complicità di Sergio Musto, avrebbero pianificato tutto mediante un attento studio di fattibilità : censimento delle telecamere, sopralluoghi, individuazione dellâabitazione della vittima, individuazione delle vie di fuga e delle armi da utilizzare. Un messaggio rivolto non solo al poliziotto preso di mira, ma anche nei confronti di tutte le altre forze dellâordine e che, per gli inquirenti, dimostra il disprezzo e lâavversione che il sodalizio mafioso, nutriva nei confronti di tutti gli uomini in divisa.
Nel corso di una conversazione Ciccio Torre, rivolgendosi al suo capo, Alberto Musto, gli dice âLa pistola la dobbiamo andare a prendereâ. âNo è con la canna tagliataâ, gli risponde Musto. âEâ una doppietta o un fucile automaticoâ, replica Torre, trovando nel suo interlocutore la risposta che si trattava di un fucile. Alberto Musto successivamente, dopo aver fatto un sopralluogo, per seguire le mosse del poliziotto, dice al suo fedelissimo âIl cornuto non câera al commissariatoâ e poi gli descrive il colore e il modello dellâauto dellâagente. âQuesto gran cornutoâ, dice Musto riferendosi al poliziotto e successivamente ai rappresentanti dello Stato âNo, devono avere pauraâ. Il passo successivo riguarda lâindividuazione dellâabitazione: âQua, qua stesso, dove ci sono le luci accese, dove ci sono le luci di Nataleâ.
A questo punto si preparavano ad entrare in azione. âLe cartucce?â, chiedeva Musto a Torre e questâultimo rispondeva di averle precisando che per mettere a segno lâazione criminale, aveva bisogno di due armi, che evidentemente avrebbe ricevuto dal boss niscemese. âNo, le cartucce ce lâho, mi serve la cosa mi serve (ndr la pistola) e per sicurezza il coso, il fucileâ. Il gesto intimidatorio, che doveva essere portato a termine dopo lâepifania, venne poi rinviato perché prendere il fucile in un loro covo in campagna, era complicato, per la massiccia presenza a Niscemi di forze dellâordine per una manifestazione contro il Muos. Boss e fedelissimi non disprezzavano solo la polizia ma anche i carabinieri. âLo devono capireâ¦certi carabinieri si devono cacare addosso. Gli possiamo sferrare anche due chiattunatiâ.