Per un 56enne di Gela finisce un incubo, non picchiò l’ex moglie: assolto in appello
Cronaca
Per un 56enne di Gela finisce un incubo, non picchiò l’ex moglie: assolto in appello
L'uomo era finito nei guai per maltrattamenti e lesioni
Dal diverbio familiare dai toni particolarmente accesi alle accuse di maltrattamenti e di lesioni personali aggravate ai danni di moglie e figli. È accaduto ad un cinquantaseienne gelese, A.N. le sue iniziali, che ha fronteggiato due anni di battaglie giudiziarie prima di vedersi scrollare di dosso il “marchio” di marito e padre padrone. A riabilitarlo è stata la Corte d’Appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti che, nell’accogliere i motivi del ricorso presentato dagli avvocati Giuseppe Cammalleri e Rosario Prudenti, ha ribaltato la sentenza di condanna a 2 anni e 1 mese irrogata all’uomo in primo grado, in assoluzione. I fatti risalgono a maggio di due anni fa quando a seguito delle,segnalazioni della moglie, l’uomo fu sottoposto a codice rosso e a misura cautelare del divieto di avvicinamento ai familiari. Finito sotto processo, il tribunale - ritenendolo colpevole - lo condannò a 2 anni e 1 mese di reclusione. La sentenza fu poi impugnata da N.A. Il quale, dal canto suo, aveva sempre respinto l’accusa di avere mantenuto nel tempo comportamenti violenti tra le pareti domestiche e di avere maltrattato i suoi familiari. Nel ricorso alla Corte d’Appello, i difensori del cinquantaseienne sottolinearono che già in primo grado diversi testimoni, tra cui alcuni vicini di casa della coppia, avevano ridimensionato i fatti accaduti nel 2021, riconducendoli ad un diverbio familiare dai toni accesi. Il ricorso è stato accolto dalla Corte che ha assolto il cinquantaseienne contrariamente a quanto richiesto dalla Procura generale che caldeggiava la conferma della condanna a 2 anni e 1 mese.
Dal diverbio familiare dai toni particolarmente accesi alle accuse di maltrattamenti e di lesioni personali aggravate ai danni di moglie e figli. È accaduto ad un cinquantaseienne gelese, A.N. le sue iniziali, che ha fronteggiato due anni di battaglie giudiziarie prima di vedersi scrollare di dosso il "marchio" di marito e padre padrone. A riabilitarlo è stata la Corte d'Appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti che, nell'accogliere i motivi del ricorso presentato dagli avvocati Giuseppe Cammalleri e Rosario Prudenti, ha ribaltato la sentenza di condanna a 2 anni e 1 mese irrogata all'uomo in primo grado, in assoluzione.
Advertising
I fatti risalgono a maggio di due anni fa quando a seguito delle,segnalazioni della moglie, l'uomo fu sottoposto a codice rosso e a misura cautelare del divieto di avvicinamento ai familiari. Finito sotto processo, il tribunale - ritenendolo colpevole - lo condannò a 2 anni e 1 mese di reclusione. La sentenza fu poi impugnata da N.A. Il quale, dal canto suo, aveva sempre respinto l'accusa di avere mantenuto nel tempo comportamenti violenti tra le pareti domestiche e di avere maltrattato i suoi familiari. Nel ricorso alla Corte d'Appello, i difensori del cinquantaseienne sottolinearono che già in primo grado diversi testimoni, tra cui alcuni vicini di casa della coppia, avevano ridimensionato i fatti accaduti nel 2021, riconducendoli ad un diverbio familiare dai toni accesi. Il ricorso è stato accolto dalla Corte che ha assolto il cinquantaseienne contrariamente a quanto richiesto dalla Procura generale che caldeggiava la conferma della condanna a 2 anni e 1 mese.