Cronaca
QUANDO LA TRAGEDIA SPAZZA VIA L’IDENTITA’ DI UN POPOLO, IL RACCONTO:"QUELLA ERA CASA MIA"
Il tempo nel centro storico di sembra essersi fermato alle 20:30 dello scorso sabato. La scena che si presenta a soccorritori, volontari e giornalisti sembra quella di un set cinematografico...
Il tempo nel centro storico di sembra essersi fermato alle 20:30 dello scorso sabato. La scena che si presenta a soccorritori, volontari e giornalisti sembra quella di un set cinematografico ma tutto purtroppo è fin troppo reale. Sono veri i visi sporchi dei Vigili del Fuoco che lavorano ininterrottamente da ormai quasi tre giorni, sono veri gli occhi attoniti degli abitanti di , sono vere le macerie pesantissime che giacciono li dove una volta c'era un quartiere, oggi sventrato e cancellato. Ci sono ancora due dispersi. Quattro palazzine si sono sgretolate sgretolate, i massi sono pesantissimi, le ruspe in azione, i cani alla ricerca. Ogni tanto suona la sirena. Si sta in silenzio, si ascolta. Nasce la speranza, che muore subito dopo. L'esplosione ha spazzato via l'identità dell'intero quartiere. La comunità di non è più la stessa. C'è paura, amarezza, sconforto, tristezza per una tragedia che forse si poteva evitare. Da giorni i residenti sentivano puzza di gas. Una cosa è certa. Mentre la Procura cerca eventuali responsabilità, si trovano corpi senza vita. Pietro Enza, Calogera, Gioacchina, Giuseppe, Selene. Sette vite spezzate improvvisamente. Sette storie cancellate in un attimo. All'appello mancano ancora Calogero e Giuseppe, rispettivamente padre e figlio. Erano insieme, come del resto Selene e Giuseppe che insieme al marito era erano andati a trovare i suoceri, giovani sposini che tra qualche giorno avrebbero abbracciato il nascituro che la donna portava in grembo. Non sono stati fortunati come Rosa e Giuseppa estratte vive dalle macerie. In quelle vie c'è tutt'ora un odore acre ma si sente ancora il profumo della vita che svanisce con il passare delle ore. Dai balconi di una palazzina si vedono ancora dei panni stesi. Il proprietario si avvicina, quella era casa mia. Da tre giorni gli abitanti di Ravanusa stazionano nelle zone della tragedia con occhi lucidi e pesantissimi. Con la mente provano a ricordare. Lì ci abitava Giuseppe, lì Calogera, quella forse era la casa di Enza. Memorie che resteranno tali, perché di quel quartiere, appena rimuoveranno le macerie, dopo aver ritrovato gli ultimi due corpi, non rimarrà quasi nulla.di Graziano Amato