Domenica, 08 Settembre 2024
Gela, 26°C - Nuvoloso

"Quest’anno vi ammazzo pure i bambini che avete a casa ah?, le minacce del capo mandamento di Gela

Cronaca

"Quest’anno vi ammazzo pure i bambini che avete a casa ah?, le minacce del capo mandamento di Gela

Emergono altri particolari dal blit antimafia

Redazione

21 Dicembre 2023 14:44

4713
Guarda video"Quest'anno vi ammazzo pure i bambini che avete a casa ah?, le minacce del capo mandamento di Gela
Advertising

"Quest'anno vi ammazzo pure i bambini che avete a casa ah?" e "E' meglio che vi fate le valigie perché vi ammazzo a tutti" "Vi ammazzo a tutti, non sapete con chi avete a che fare". E' la minaccia che il boss Alberto Musto avrebbe rivolto ad un commerciante. Inoltre Musto, avrebbe commesso il reato  mentre era sorvegliato speciale. E' uno dei dettagli che emerge dal blitz antimafia che ha portato all'arresto di 29 persone. 

Advertising

Venticinque le persone finite in carcere, 3 ai domiciliari, tra cui due donne, e per un altro indagato, un carabiniere, è stata disposta la sospensione dall'esercizio delle funzioni, nell'ambito dell'operazione ‘Mondo opposto' eseguita dai carabinieri a Niscemi e coordinata dalla Dda di Caltanissetta. "Non si tratta - ha detto il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca - della solita operazione antimafia, non che solita sia offensivo, ma questa attuale ha delle peculiarità assolutamente chiare. Dobbiamo riaffermare che Cosa nostra, che è sul territorio da circa 160 anni, non è un comitato d'affari ma è un mondo opposto. Il fatto più grave è quello ricondotto a colui che è stato ritenuto il capo mandamento di Gela, Alberto Musto". "Il progettato omicidio di un imprenditore - aggiunge - che aveva osato denunciarlo circa 10 anni prima. Non si tratta solo di chiacchiere o di un moto di rabbia. Perché il progetto dell'uccisione è stato fermato solo grazie alla tempestività delle forze di polizia che sono sempre state accanto alla Dda. Si tratta di un progetto di omicidio in relazione al quale c'era già l'autista pronto su un'auto rubata. Una delle pistole doveva essere fornita dai presunti killer che arrivavano da Catania. Si trattava di un omicidio che avrebbe dovuto avere una ‘funzione punitiva'. I fratelli Sergio e Alberto Musto provavano un odio profondo per questo soggetto che aveva contribuito a fare condannare Alberto". "Ma non aveva - ha concluso De Luca - solo una funzione di vendetta. Vi è una frase in cui Musto afferma ‘punirne uno per educarne cento. Non è possibile che qualcuno denunci e rimanga impunito perché altri potrebbero seguirlo a ruota'".

Advertising

"Uno dei presunti esecutori aveva un precedente specifico per tentato omicidio aggravato. Sono arrivati con passamontagna e una rivoltella. Avevano chiesto un'altra pistola ad Alberto Musto che sul momento aveva manifestato delle perplessità per il fatto che i killer non avessero le idee chiare sull'identità della vittima e perché lo avevano contattato prima telefonicamente, sebbene con telefono di altro soggetto. Erano stati ripresi dalle telecamere per ben due volte", prosegue De Luca. "Musto avrebbe dunque ritenuto opportuno di posticipare di qualche giorno. Il Nor di Gela in quella occasione ha fatto intervenire la finanza che ha fermato il soggetto alla guida dell'auto che si è dato alla fuga e ha gettato la pistola, poi ritrovata - continua -. Ma la cosa non è finita qui perché i fratelli Musto, e in particolare Alberto, secondo le denunce successive dell'imprenditore hanno continuato con una serie di minacce esplicite. Ogni volta che lo incontravano lo minacciavano. E in più vi erano stati contatti con la mafia di Gela perché venisse portato a termine l'omicidio. Musto è rimasto fermo nell'intento di uccidere. Tutto questo avviene quando era stato scarcerato da poco e sottoposto alla misura di prevenzione. Contemporaneamente gli era stato conferito il ruolo di capo mandamento".

© Riproduzione riservata
In Evidenza
Potrebbe interessarti