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’’Sono il figlio del boss, paga o chiudi’’, la polizia arresta a Gela cinque stiddari

Cronaca

’’Sono il figlio del boss, paga o chiudi’’, la polizia arresta a Gela cinque stiddari

In cinque, stamattina, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere

Daniela Vinci

13 Ottobre 2023 13:32

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"Se vuoi continuare a lavorare, devi sborsare il pizzo". Avrebbero voluto accaparrarsi la leadership della vendita di fiori al cimitero Farello, cinque presunti avvicinati al clan della Stidda i quali, per abbattere la concorrenza e spadroneggiare nel settore avrebbero fatto la voce dura contro un imprenditore "rivale", ricorrendo ad intimidazioni, minacce e pestaggi. Ma le loro velleità di gestire in regime di monopolio il settore della vendita dei fiori, si è trasformata in una gatta da pelare con la legge visto che sui loro movimenti si è poggiato l'occhio vigile degli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta e del locale Commissariato che, dopo mesi di indagini, ritengono di avere sollevato il coperchio sul tentativo di estorsione consumato ai danni dell'operatore economico e di avere individuato i responsabili delle vessazioni.

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In cinque, stamattina, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Caltanissetta Graziella Luparello su richiesta dei magistrati della Dda che hanno coordinato le indagini dei poliziotti. Tentata estorsione e lesioni gravi sono le ipotesi di reato contestate ai cinque incriminati. Si tratta di Salvatore Cavallo, Paolo Portelli, Saverio Susino, Orazio Manfrè e di Rocco Ciaramella. L'inchiesta ha mosso i primi passi lo scorso febbraio dopo che ai poliziotti è giunta voce delle vessazioni subite dall'imprenditore qualche mese prima. All'esercente si sarebbe presentato Cavallo il quale, esibendo la "patente" di figlio di un boss mafioso, avrebbe chiesto alla vittima l'esborso mensile di una cospicua tangente. Spalleggiato dagli "amici" ritenuti dagli inquirenti legati alla cosca criminale della Stidda, avrebbero richiesto all'esercente l'esborso di denaro. Alla reticenza della vittima avrebbero reagito con una spedizione punitiva.

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L'esercente sarebbe stato raggiunto  nella sua attività commerciale e pestato selvaggiamente dal gruppo che, prima di passare alle vie di fatto, avrebbe chiesto alla vittima l'esborso mensile di denaro quale presupposto per potere continuare a gestire la rivendita di fiori. A prenderle di santa ragione sarebbero stati anche alcuni familiari dell'operatore economico che si trovavano al lavoro con lui. Per l'aggressione subita, le vittime riportarono gravi conseguenze fisiche. Dopo il pestaggio, il gruppo delinquenziale avrebbe cercato di cancellare le tracce del loro passaggio, distruggendo l'hard disk delle videocamere installate dalla vittima nella sua attività. Precauzioni rivelatesi inutili. La polizia ha scoperto tutto e il quintetto stamattina è finito in cella. Lunedì i cinque compariranno davanti al Gip per l'interrogatorio di garanzia.

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