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Tutto da rifare per l’omicidio del tassista Sequino, assolti i 3 imputati gelesi

Cronaca

Tutto da rifare per l’omicidio del tassista Sequino, assolti i 3 imputati gelesi

Ad incastrare i tre imputati sarebbe stata un'intercettazione ma i tre hanno sempre sostenuto la loro innocenza

Donata Calabrese

07 Luglio 2023 12:28

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Tre imputati sono stati assolti dall'accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso.  Si tratta dei gelesi Nicola Liardo, 49 anni, del figlio Giuseppe e di Salvatore Raniolo detto "Tony", entrambi di 26 anni. I tre erano accusati di aver ammazzato Domenico Sequino, un tassista gelese di 56 anni, ritenuto vicino al clan  Rinzivillo e arrestato nel 2006 nell'ambito dell'operazione antimafia "Tagli pregiati".  La sentenza è stata emessa dalla Corte d'Assise di Caltanissetta. Per i tre imputati il Pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo. L'agguato scattò il 17 dicembre 2015. Sequino venne ammazzato con diversi colpi di pistola, davanti la chiesa Madre poco prima delle 20.

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I tre imputati vennero arrestati nel novembre 2019 dai carabinieri su disposizione del Gip del Tribunale di Caltanissetta così come richiesto della Direzione Distrettuale Antimafia. Secondo l'accusa Nicola Liardo ed il figlio Giuseppe avevano deciso di eliminare il tassista. L'incarico di commettere l'omicidio sarebbe stato affidato a Salvatore Raniolo, genero di Nicola Liardo e cognato di Giuseppe Liardo. Sequino venne raggiunto da cinque colpi di arma da fuoco alla schiena da un commando composto da due persone (uno dei quali - secondo l'accusa - era Raniolo) giunte a bordo di uno scooter Honda di colore grigio. Secondo le indagini, l'omicidio sarebbe maturato nell'ambito di contrasti di natura economica e per l'intromissione della vittima negli affari illeciti di un gruppo avversario.

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Ad incastrare i tre imputati sarebbe stata un'intercettazione ma i tre hanno sempre sostenuto la loro innocenza. Un'intercettazione ambientale registrata in carcere e confluita negli atti dell'inchiesta. Una perizia richiesta dal collegio difensivo avrebbe fatto cadere il castello accusatorio. La cosiddetta prova regina sarebbe stata fondamentale per scagionare i tre, tant'è che a maggio hanno lasciato il carcere così come stabilito dai giudici della Corte d'Assise che hanno disposto la revoca della misura cautelare.

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I difensori, nel corso del dibattimento hanno prodotto il nastro contenente la registrazione e dalla perizia sarebbe emerso che non vi erano contenuti o tracce sospette in riferimento all'omicidio Sequino. La richiesta di revoca della misura cautelare è stata presentata dai difensori dei tre imputati, gli avvocati Giacomo Ventura, Tonino Gagliano, Flavio Sinatra e Davide Limoncello, dopo che i periti nominati dalla corte non avevano rilevato tracce di conversazioni sospette intercorse tra Liardo, all'epoca in carcere, e suo figlio Giuseppe, accusati di essere gli ideatori del piano delittuoso. La famiglia della vittima si era costituita parte civile.

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